Review: Panino al prosciutto

Panino al prosciutto Panino al prosciutto by Charles Bukowski
My rating: 2 of 5 stars

Bizzarro

È difficile dare un giudizio a questo libro che mi ha un po' spiazzata, ma in modo piacevole, tranne per una cosa. Non avevo mai letto questo autore e ammetto che sono rimasta così tanto affascinata dal suo modo di scrivere che ho la necessità di leggere qualcos’altro di suo.

Il romanzo non è niente di speciale ed è proprio questo che lo rende potente, insieme al modo di scrivere diretto e non abbellito, un modo di scrivere che non ha paura di usare parolacce e un gergo colloquiale da strada.

Il libro segue le vicende di un ragazzo che si chiama Henry, lo pseudonimo dello scrittore, e può essere considerato un romanzo di formazione, anche se si ferma in modo abbastanza improvviso intorno ai 20 anni. Non c'è una conclusione trionfale, non c'è il raggiungimento di un obiettivo, Henry parte povero e resta tale, anzi parte con una famiglia e rimane senza perché i genitori lo mandano fuori di casa. Qualsiasi cosa viene descritta con un tono crudo e diretto. Ho adorato il suo stile privo di peli sulla lingua, non c'è la necessità di abbellire, ma la concretezza lo rende vivo e credibile.

L'unica cosa che non mi è piaciuta, e che anzi mi ha dato fastidio, è una vicenda che non starò a descrivere legata a un gatto, che per quanto viene sfumata, non avrei voluto leggere, soprattutto poi considerando che l'autore adora i gatti.

Il romanzo scorre, rimani affascinato dalla bruttezza di quello che viene raccontato, dai rapporti tra le persone che rimangono veritiere e allucinanti. È un ritratto di un periodo storico complicato che il protagonista vive senza illusioni e aspettative ed è proprio questo che ci piace. Il protagonista non ha nessuna ambizione e il suo atteggiamento disilluso forse gli permette di sopravvivere meglio dei suoi coetanei.

C'è una curiosità legata al titolo. Innanzitutto non posso fare a meno di sottolineare come proprio il titolo mi ha attirato alla lettura, l'ho trovato irresistibile. Lo scrittore lo spiega così:

«Il titolo è "Ham on rye", Sandwich di prosciutto su pane di segale. Capisci, tu dai un morso, io sono il prosciutto»

Il titolo del romanzo fa riferimento anche al titolo originale de "Il giovane Holden" (The Catcher in the Rye) di J. D. Salinger. Entrambi i romanzi sono autobiografici, narrano in prima persona le vicende adolescenziali del protagonista. A parte questo, però, trovo impossibile paragonare questi due romanzi. Ho sempre amato Holden e per quanto il modo di scrivere sia semplice, Holden è riuscito a diventare un cult, mentre questo, forse a causa dell'eccessiva sfrontatezza, rimane per un pubblico più ristretto.

Concludo con due citazioni:

Non mi piaceva nessuno in quella scuola. Penso che lo sapessero. Penso che per questo motivo io non piacessi a loro.
82


Comunque era bello leggerli tutti quanti. Faceva capire che i pensieri e le parole potevano essere affascinanti, anche se inutili, alla fin fine.
176 


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