Review: Anna Karenina

Anna Karenina Anna Karenina by Leo Tolstoy
My rating: 4 of 5 stars

Complimenti e critiche

hermio


È stata un'avventura ascoltare un audiolibro di 42 ore e 25 minuti. Sono contenta di averlo ascoltato invece di leggerlo, perché la narratrice Anna Bonaiuto ha reso tutto più scorrevole e comprensibile. Non che il libro sia difficile da leggere, infatti ho trovato lo stile di scrittura fluido, senza frasi troppo complicate e molto evocativo. Mi riferisco invece alla facilità con cui affronta concetti complicati presentati oltre la storia e la trama. Lo scrittore spesso si dilunga in questioni filosofiche e sociali che, per quanto mi riguarda, sono più semplici da assimilare quando sono narrate rispetto alla lettura. Inoltre, stiamo parlando di un libro di oltre mille pagine, e una buona narrazione lo rende sicuramente più accessibile.

Non ho mai trovato noioso il libro, è lungo ma il necessario. Non critico nemmeno le divagazioni occasionali su questioni specifiche al di fuori della trama principale, come quelle sull'agricoltura, la guerra e soprattutto la religione. Credo che uno scrittore debba utilizzare i suoi libri per esprimere le sue idee attraverso i personaggi. Solo così può inserire se stesso nella narrazione e rendere il libro vivace, potente e degno di nota.

Sono rimasta sorpresa dal fatto che, nonostante Anna Karenina sia la protagonista, il tempo che trascorre "sul palcoscenico" non è così lungo come ci si aspetterebbe. Nonostante sia protagonista, i personaggi che le ruotano attorno hanno una rilevanza altrettanto significativa, e molte pagine sono dedicate alle loro storie. Considerando che Anna Karenina è un grande classico della letteratura, non mi soffermerò sui complimenti, già stati fatti da molti. Ho notato anch'io la grandiosità di quest'opera; ogni personaggio mi è rimasto impresso con affetto. Dopo molte ore di lettura, iniziano a sembrare persone conosciute e vivere le avventure insieme a loro è un'esperienza unica che solo i libri scritti in modo eccellente possono offrire.

Anna è il fulcro della storia, non solo la sua ma anche quella delle persone che la conoscono. Non sono solo figure periferiche, ma personaggi importanti che le fanno da contrappeso e non sono necessariamente in sintonia con lei. Sono rimasta sorpresa dalla conclusione del libro, che si focalizza su un personaggio, Levin, dopo la fine di Anna. Secondo Wikipedia, Levin rappresenta l'autore stesso. Non ho le competenze per discutere di questo o di altri concetti che ho letto su Wikipedia, come la critica all'ipocrisia della borghesia russa. Tuttavia, ho notato quanto questo personaggio fosse importante. Anche se secondario, è Levin che esprime i pensieri filosofici, sociali e culturali cari all'autore. Più volte ascoltiamo i suoi ragionamenti, e la sua storia è descritta in maniera altrettanto accurata e significativa come quella di Anna.

Ho trovato molto affascinanti le scene dinamiche, come quella del ballo iniziale che coinvolge Kitty, Anna e Vronskij. Quella scena è un capolavoro; la visualizzo meglio di un film, con persone che volteggiano e danzano, i loro sguardi, i tessuti dei loro vestiti, le luci e le emozioni. Un'altra scena memorabile, seppur disturbante, è quella della gara di cavalli a cui partecipa Vronskij. Anche questa è stata descritta magistralmente, sembra quasi di vederla. Le parole sono calibrate e precise, non ce ne sono troppe ma ci sono tutte quelle necessarie per visualizzare la scena. Il libro è fortemente evocativo, riusciamo a immaginare i personaggi e soprattutto le scene in cui si trovano, descritte con precisione.

Tuttavia, riguardo a quella gara, ho trovato molto difficile accettare la morte del cavallo che, sbagliando un ostacolo, cade, si azzoppa e viene abbattuto. Da amante degli animali e in particolare dei cavalli, detesto queste scene. Indipendentemente dal fatto che sia un capolavoro della letteratura, se un cavallo muore in questo modo, il mio gradimento dell'opera si abbassa. Questo gradimento ha subito un ulteriore calo a causa delle ripetute scene di caccia. Levin ama la caccia e probabilmente anche lo scrittore, dato che le descrive con tanta precisione. Queste scene sono lunghe, fastidiose e per me insopportabili.

Un'altra scena che mi ha colpito è la tempesta finale. Anche in questo caso, ho avuto l'impressione non solo di vederla, ma anche di farne parte. Nonostante il libro abbia più di cento anni, le sensazioni, le emozioni e i fatti riportati sono tuttora noti a tutti. Purtroppo, anche in questo caso, un fulmine colpisce una quercia e la abbate. Sarebbe stato meglio se non fosse successo!

Il libro si dimostra attuale poiché il finale filosofico presenta Levin che riflette sulla vita, sulla religione e sulla necessità di evitare la guerra, un concetto più che mai rilevante oggi.

Riguardo alla protagonista, ho delle riserve. In fondo, si tratta di una donna isterica che perde la ragione al punto da non poter più sopportare di vivere a causa di un uomo. Se per altri aspetti il libro può essere considerato attuale, in questo risulta avere una visione della donna piuttosto superata, ma forse non troppo. Anna perde il senso della realtà, tormentata dalla gelosia e dai sensi di colpa. Vede difetti nell'uomo che ha scelto per stravolgere la sua vita, difetti che non esistono, altrimenti Vronskij non avrebbe deciso di andare in guerra, incapace di accettare la sua vita una volta persa Anna.

Sebbene il dramma della storia di Anna costituisca il nucleo centrale del libro, non posso ignorare che è stato scritto da un uomo che sembra non apprezzarla, anzi, sembra quasi detestarla per il suo comportamento inaccettabile. Non è inaccettabile il fatto che sconvolga la sua vita innamorandosi, ma piuttosto che, una volta ottenuto ciò che desidera, non riesce più ad apprezzarlo. Da una parte, c'è una certa verità in questo, dato che è comune che gli uomini diventino più distanti dopo l'iniziale fase di innamoramento. Tuttavia, Anna non è riuscita a capire questo cambiamento e si è lasciata sopraffare dalle paranoie, che l'hanno portata in un abisso di pensieri oscuri e tormenti, che le hanno fatto perdere ogni contatto con la realtà. Inoltre, Anna decide di abbandonare anche il figlio. Questo aspetto potrebbe essere difficile da accettare, ma ci sono donne disposte a farlo. Tuttavia, la parte più ostica e difficile da accettare è la sua follia e il tragico destino che sceglie.

Anche se è un capolavoro, ritengo giusto esprimere ciò che non mi è piaciuto. Devo ammettere che lo rileggerò, non subito, ma è una di quelle storie a cui bisogna ritornare ogni tanto.

Citazioni:

Egli le aveva detto ciò che la sua anima desiderava ma che la ragione temeva.


La guardava come chi guarda un fiore che ha strappato, facendolo appassire, e di cui riconosce a stento l’antica bellezza per la quale l’aveva colto e fatto morire.


Tutto questo nostro mondo è soltanto un po’ di muffa cresciuta su un minuscolo pianeta e noi invece pensiamo che possiamo creare qualcosa di grande, delle idee, delle azioni. Sono soltanto granelli di sabbia.


Conosceva e amava la sua anima, la proteggeva come la palpebra protegge l’occhio, e senza la chiave dell’amore non permetteva a nessuno di entrarvi.


Sotto questo aspetto gli era successo ciò che si dice accada agli ubriachi e la vodka: il primo bicchierino va giù come un palo, il secondo come un falco e dal terzo in poi vanno giù come uccellini.


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Paperinik 68: c’è di meglio

 



Ho ripreso questo numero di due anni fa per scoprire che quella serie terribile che mi sono ritrovata nei numeri recenti (Diary of a wacky knight) cominciava proprio qui. È uno schifo, vi prego, confrontatela con le storie seguenti, notate la differenza di colori, di solito i colori sono tenui e riposanti ma in quella serie sono carichi e pesanti, le vignette sono troppe piene di parole la trama stenta ad andare avanti e si gira in tondo cercando di essere qualcosa di fantasy ma rimanendo patetica. Fate un confronto tra quella serie e le solite storie, non c’è paragone, dateci le storie vecchie, tenetevi quelle inedite e soprattutto basta con questa serie.


Per il resto il numero non è molto brillante. Ci sono anche due storie di PK, storie che escludono del tutto Paperinik. Per il resto però le storie sono buone e di annate interessanti, non si supera mai il 2006 e questo è un bene ma purtroppo quelle due storie inedite sono veramente pesanti, e difficili da leggere. Fanno venire il mal di testa.


1

Diary of a wacky knight - 2 episodi (inediti)


Ma quanto è brutta questa saga! Avendo ripreso questo numero di due anni fa ne ho già lette parecchie dei numeri successivi e l’inizio poteva anche essere interessante ma è stato sviluppato in modo troppo pesante. Le pagine sono troppo piccole per tutto quello che c’è, in una marea di colori e sfumature che caricano la pagina. Le vignette sono troppe e con scritte troppo piccole. Si vuole raccontare troppo con le parole mentre la grafica lascia a desiderare. Nella descrizione iniziale dicono che è ambientato in epoca medievale… Ma questo vi sembra un medioevo? Con i troll? Sarà magari che volevate dire fantasy? E il fantasy è un falso medioevo. Poi quando ci mettono pure il latino e i dialetti… Che strazio di roba. Venendo dal futuro, per così dire, so che poi tutta questa roba è stata messa in una raccolta uscita in edicola. Quindi come sempre il marketing fa da padrone. Non si riesce a capire perché essendo questo un mensile che raccoglie storie vecchie mi devono propinare queste storie nuove. Le storie nuove le mettete su Topolino che già è in gravi difficoltà.


Inoltre si fa uso di un linguaggio pessimo che ogni tanto include il latino (ma come ci avete pensato?) e termini fuori luogo per un ambito che secondo voi è medievale ma in realtà è fantasy. Per esempio la parola merchandising. Avete presente "trono di spade"? Avete mai sentito in quella serie qualcuno dire una parola del genere? Fate ridere. Inoltre un pezzo totalmente scopiazzato da Ribelle, Brave della Disney. Va bene che qui siamo sempre in ambito Disney ma questa è proprio un plagio fatto per mancanza di idee!


2

Paperinik e la vacanza da VIP (1994)


Perfetta e che sollievo leggere questa storia riposante, divertente, accattivante e dalla trama semplice ma al tempo stesso elaborata dopo quello strazio di serie wacky. Ottimo, fantastico non si può chiedere di meglio da questa raccolta. Imparate fumettisti moderni.


3

Paperinik e l’amico speciale (2001)


Originale e dalla trama ben costruita, molto interessanti i disegni nella redazione, il giornalista che insegue Paperinik è simpatico e rende la storia coinvolgente. Ottimo lavoro


4

Incubo nella palude (1998)


Una storia un po’ troppo spiritosa per i miei gusti, c’è troppo sarcasmo e un atteggiamento di caricatura che di solito non c’è nei fumetti a cui siamo abituati. Certo è spiritoso ma troppo.


5

Paperinik e il Valhalla degli eroi (2000)


Una storiella simile alla precedente in cui Paperino addormentandosi vive un’avventura completamente diversa da quelle a cui siamo abituati. Credo che gli autori dovrebbero stare attenti a questi cambiamenti perché a nessuno piace cambiare quando si tratta dei propri personaggi preferiti.


6

Paperinik e l’ultima partita (2006)


Nel 2006 Topolino e questi fumetti della Disney non erano ancora della Panini e si capisce da questa storia. La partita in questione è una partita di baseball, la vicenda è piacevole e divertente. Se questa storia fosse stata scritta dopo l’acquisizione dei diritti di questi fumetti da parte della Panini sicuramente sarebbe stata una partita di calcio perché ora c’è solo quello sport all’interno di Topolino e in tutte le sue storie, il dio calcio regna sovrano forse perché ci devono ricordare che vendono anche le figurine dei calciatori. Per fortuna in queste raccolte trovo le storie vecchie, tempi migliori.


7

Destroyer kid (2002)


PK non l'ho mai letto ma so benissimo che cos’è perché lo leggeva una mia amica. È un piacere trovare questa storia per un discorso di nostalgia di tempi andati ma purtroppo la trama lascia a desiderare, innanzitutto Paperinik non ne fa quasi parte e poi non è neanche così coinvolgente.


8

Intuito… Femminile? (2003)


Un’altra storia da PK. Questa è anche peggio della precedente perché vengono presentati dei personaggi conosciuti in quell’ambito ma a noi sconosciuti. Addirittura in questa Paperinik non è per niente presente! Dateci le vecchie storie di Paperinik, che è meglio.

Review: La promessa

La promessa La promessa by Friedrich Dürrenmatt
My rating: 4 of 5 stars

Un crimine credibile 

hermio

Ho preso un libro a caso e ho avuto la fortuna di trovarlo straordinario. Avevo già letto altri tre libri di questo autore (Minotauro, La Panne, La Morte della Pizia) e, dato che non tutti mi erano piaciuti allo stesso modo, non sapevo cosa aspettarmi. Tuttavia, ho scoperto che questo libro mi ha soddisfatto più di tutti gli altri tre, permettendomi di comprendere che Dürrenmatt è un grande autore.

Leggendo Wikipedia a proposito di questo titolo, scopro che Dürrenmatt ha lavorato alla sceneggiatura del film del 1958 "Il mostro di Mägendorf". Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il film viene prima del libro perché lui e il regista avevano collaborato per creare un film educativo che insegnasse alla popolazione l'importanza della protezione dei bambini. Da questa collaborazione è nata una storia di crimine di un certo tipo. Tuttavia, insoddisfatto del modo in cui si sviluppava la trama, l'autore ha rielaborato il tutto nel romanzo che ha pubblicato lo stesso anno.

Nel libro, l'autore magistralmente presenta un racconto in prima persona di uno scrittore di romanzi polizieschi. Questo scrittore si ritrova a dialogare con un ex poliziotto in pensione che, per gran parte del libro, discute con lui di un caso che, secondo lui, dimostra come tutti gli scrittori di romanzi gialli tendono a edulcorare la realtà, a renderla accettabile, a dipingere i poliziotti come eroi che trovano sempre una soluzione, quando in realtà le cose sono molto diverse. Questa prospettiva è molto convincente, poiché il discorso ha senso.

Inoltre, mi ha fatto pensare all'inizio di "La Panne", dove l'autore esprime la sua critica verso gli scrittori moderni che sentono troppo il bisogno di esibire se stessi nei loro libri. Questi due libri sono i miei preferiti tra i suoi, e questo ancor di più. Con solo 150 pagine, l'autore riesce a strutturare una storia complessa in modo fluido e coinvolgente, tanto che è difficile smettere di leggerla.

I personaggi sono realistici e l'ambientazione poliziesca degli anni '50 è impeccabile e consente di immaginare con chiarezza ogni scena. Da poche battute, si può comprendere la psicologia di ogni personaggio. La storia è originale e avvincente.

Da questo libro ne è stato tratto un film nel 2001, intitolato "La promessa". Essendo un film americano, l'ambientazione cambia: non più l'Austria, ma l'America. Purtroppo, non sono riuscita a vederlo perché è impossibile da trovare qui (assurdo che certi film siano così scomparsi in Italia).

Questo autore non smette mai di stupirmi e sono felice di averlo scoperto. Come si suol dire, non è mai troppo tardi.

Infine, una considerazione sulla versione italiana del libro del 1975 che ho trovato in biblioteca, che ha aumentato il mio piacere di lettura. Forse la traduzione è già stata aggiornata, ma è stata una gradita sorpresa trovare, in questa, l'uso di termini come 'benzinaro' invece di 'benzinaio'. Riguardo alla terminologia, ho apprezzato anche la franchezza di questo autore nel descrivere situazioni controcorrente, sia nella trama sia nel modo in cui è raccontata, come ad esempio quando tutti i poliziotti si accaniscono contro una bambina. La credibilità e l'umanità dei personaggi li rende sempre più reali.

Citazioni: 

Regnava sempre un disordine spaventoso in quella stanza, non voglio negarlo; libri e pratiche ammucchiati alla rinfusa, per principio si capisce, perché sono dell'opinione che in questo Stato cosí ordinato ciascuno ha il dovere di crearsi delle piccole isole di disordine, sia pure di nascosto.
Pagina 39 


Non dimentichi che si tratta di un pri-mitivo, e gli uomini di questo tipo, sia quando l'im-becillità è innata che quando è soltanto acquisita per malattia, non hanno alcun controllo sui loro istinti. La capacità di resistenza che possono opporre ai propri impulsi è anormalmente scarsa, basta maledettamente poco, un ricambio materiale un po' alterato, qualche cellula degenerata, e l'uomo è una bestia.
Pagina 89 

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Review: Topolino n 3577

Topolino n 3577 Topolino n 3577 by Walt Disney Company
My rating: 1 of 5 stars

Topolino ama il dio calcio

hermio

Il numero avrebbe potuto andare meglio e anche peggio, peccato per la copertina che osanna subito il dio calcio, come se la Panini non potesse non ricordarci che vendono anche le figurine dei calciatori! Lo fanno anche in un articolo squallido e patetico come sempre, sei pagine per dirci che ci sono le partite da vedere, ma guardatevele voi, io voglio leggere i fumetti e se continuate a mettere tutta questa robaccia su Topolino sarà difficile farlo. Se dobbiamo parlare poi della copertina, direi che il disegno non è neanche tanto bello, le mani sono terribili. Basta con questo calcio, siete ridicoli.

La vignetta della tipa è di nuovo prolissa e sarcastica, insopportabile. Il muro di parole iniziale del capo non serve a niente, parla solo di quello che leggeremo in questo numero e nel prossimo, come sempre senza senso. Se non sai cosa dire, stai zitto.

Quattro pagine per l’anniversario di Paperinik, pressoché inutili, troppe parole e i disegni che contano sono troppo piccoli. Si disegna Paperone ed ecco un’altra intervista che nessuno leggerà.

Non manca l’agenda settimanale, sette e più pubblicità in due pagine, e dopo due pagine di pubblicità su un concorso dei bollini di un supermercato. Vabbè. Altra pubblicità delle figurine…

Oggi i giochi sono più patetici di sempre, vogliono che i giovani lettori ci perdano la vista. Io tanto non li faccio, sono per stupidi. Non sia mai che smettono di propinarci quello schifo di barzellette che si ostinano a pubblicare, ma lasciate perdere per favore, sono ridicole e fanno pena.

Le storie sono sei? Sì, ma per finta, dicono che sono sei ma in verità sono 5 perché le prime due fanno parte della stessa storia. Addirittura spacciano per storia anche l’ultima che è una mono pagina. Impegnatevi di più la prossima volta, che a sette non ci siete mai arrivati e questa volta arrivate a stento a cinque.

1
I ANNI RUGGENTI DELLA 313

Come inizio è un po’ deludente, ok, carina l’idea che la 313 è una specie di Herbie il maggiolino, idea neanche tanto originale… Solo che la trama… Ma davvero? Davvero dobbiamo sorbirci queste trame che vanno bene per l’asilo nido? Dai ragazzi, metteteci un po’ più di grinta, sembra che stiate dormendo!

2
PAPERINIK E IL FURTO STORICO

Seconda storia che in realtà fa parte della prima perché va a aggiustarne un po’ il tiro, è la spiegazione scientifica di quella trama in stile fiaba della buonanotte che era stata proposta con la prima storia. Quindi non due storie distinte ma la stessa storia vista da due punti di vista, la prima adatta ad un pubblico infantile, la seconda molto meglio. Avrei preferito che questa storia fosse stata organizzata in un’unica parte senza tutta quella parte sdolcinata della macchina innamorata (ma per carità) e invece organizzata con una bella storia di Paperinik.

3
PIANETA PAPERINO - QUALE NIPOTINO?

Carina, una classica storia di Paperino. Continuano a chiamare questa serie Pianeta Paperino, ma perché c’è bisogno di serializzare? Non siete Netflix, avete i vostri personaggi, lasciate perdere le serie. Comunque niente di che.

4
PIPPO GARAGE SALE

La storia non è male, però c’è un problema con il titolo, perché garage sale? Siamo in Italia e anche se Topolinia è in America noi abbiamo una versione italianizzata come è giusto che sia e inoltre stiamo leggendo in italiano. Perché questo titolo in inglese che non ha neanche il minimo senso con la storia? Traducetelo in italiano come avete fatto nelle vignette, ovvero il mercatino dell’usato. Poi Pippo ha da vendere la roba della soffitta, che c’entra il garage? Ma chi se ne frega di questi termini in inglese, avete paura di non essere abbastanza cool?

5
PAPERINO E I CRONOPASTICCI

Ragazzi, ma voi vi rendete conto che quel contorno giallo che ogni tanto mettete alle storie è veramente fastidioso per la lettura? Provate a leggere Topolino, fortuna che con la versione digitale si può ingrandire ed escluderlo altrimenti fa male agli occhi. Questo giallo c’è sempre quando si tratta delle storie del nord Europa. Quando ci sono di mezzo i viaggi nel tempo viene sempre fuori un pasticcio, la trama non convince, era meglio senza alterare la linea temporale. Mi è piaciuto però il pezzo con le pecore che volevano dormire sull’asfalto caldo e ho trovato eccezionale il gatto della violinista.

6
AVVENTURE GOLOSE - PROCOPE TOPEN E LA DOLCE FRESCHISSIMA NOVITÀ

No, no e no. Le storie ambientate nel passato con i soliti personaggi dai nomi storpiati sono lagnose. La trama è banale, dateci Topolino e Pippo normali per favore. Questa storia non ha il minimo senso, Topolino che inventa il gelato? Che palle.

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Review: Artbook

Artbook Artbook by Jirō Taniguchi
My rating: 1 of 5 stars

Caotico

Ho preso questo libro in biblioteca, un libro molto pesante, ricco di figure e anche molto costoso (35 €). Mi aspettavo molto di più, non ho trovato i disegni abbastanza interessanti, soprattutto per come sono stati disposti e per il fatto che non sappiamo niente della storia dietro le immagini. Il libro è strutturato in maniera molto caotica, i disegni sono messi alla rinfusa senza un ordine né una struttura e quelle poche righe che l’autore ci fornisce per spiegarli non sono messe vicino al disegno ma pagine dopo. Per quanto riguarda la scrittura, è imbarazzante il carattere microscopico che è stato scelto, soprattutto perché le pagine sono molto grandi. I disegni si vedono bene, ma il titolo dell’opera da cui sono tratti e tutto quello che scrive l’autore per spiegare le sue opere ha un font così piccolo che senza lente d’ingrandimento non si legge. È assurdo anche perché quando ci sono queste spiegazioni, il 90% della pagina rimane bianco e vuoto e in fondo ci sono queste scritte microscopiche. Per essere un libro d’arte, direi che anche a colpo d’occhio la struttura artistica lascia molto a desiderare.

Di seguito ho riportato una spiegazione più o meno dettagliata di quello che ho pensato sfogliando questo libro. Sicuramente non l’avrei comprato.

Il libro inizia con una parte scritta da un tipo, non si sa chi è e non ci interessa neanche né chi sia né che ha da dire. Trovo fuori luogo che in un libro di un autore si inizi con i complimenti di un personaggio all’autore del libro. Ma quanto possono essere veritieri? Non c’è niente di spontaneo e soprattutto non c’è niente di utile, un muro di parole noioso e senza un briciolo di passione, scritto per obblighi editoriali e tanto per dare un po’ di parole e qualcosa da leggere in un libro fatto di figure.

Il secondo muro di parole è quello di uno sceneggiatore di fumetti che ha lavorato con l’artista del libro. Ci racconta come si sono conosciuti e come si sono ritrovati a lavorare durante gli anni più di una volta… Continuo a pensare che se l’autore di un libro è uno, deve parlare solo quello nel libro e tutti gli altri devono stare zitti perché qualsiasi cosa dicono non è per niente spontanea.

Il libro inizia finalmente con i disegni dell’autore che sono messi senza un'apparente logica. Poi parla l’autore in una pagina, scrive alcune righe e ci racconta quello che ha fatto, ci sono alcuni esempi di storie che ha creato ma sono tutte sconclusionate, è solo una carrellata di quello che ha fatto senza un filo logico. I personaggi non mi piacciono, notevoli sono gli animali, i cani de "L'uomo che cammina" (2006), il gatto di "Gourmet" (2010)… Invece le persone le trovo troppo squadrate e fuori dal contesto come se fossero attaccate sullo sfondo. È un peccato che questo libro sia così confusionario, non c’è niente che ci fa capire la storia delle immagini che rimangono così asettiche.

Continuando a sfogliare, sempre un disegno per pagina, sempre uno o due per storia, ma è impossibile capire la storia, è così tutto senza senso.

I cani sono ben fatti, c’è anche una pagina con la rappresentazione di un cane chiamato Jito di una serie intitolata "Allevare un cane" del 1992. Anche qui gli umani lasciano a desiderare. Non mi piacciono neanche i paesaggi, li trovo un po’ troppo spigolosi e ostici.

Poi c’è un’altra pagina bianca con alcune scritte che però non ci informano di niente. In una doppia pagina vediamo una donna che fluttua nel cielo, dall’opera "Icaro" del 1997. Inguardabile. Poi ci sono varie doppie pagine della saga "Cronache del dissolvimento della Terra" del 1988. Impossibile capire di cosa si tratta ma non sembra per niente allettante. I drammi dei personaggi forse si capiscono dalle loro espressioni ma non sembra una storia interessante.

Poi si va avanti con alcuni progetti non realizzati, personaggi troppo squadrati e banali, continuo a pensare che i cani e i lupi, come quelli che compaiono sulle tavole di "Seton" del 2004, sono il suo progetto grafico più riuscito. C’è anche una lince, ma vedo troppi fucili per quanto mi riguarda, sembra che ci siano dei cacciatori e degli alci volanti, orsi e uomini con il fucile, un’accoppiata terribile. Storie che non leggerei e di cui non voglio sapere niente.

Poi ci sono anche disegni in stile cowboy, pistole, pistoleri… No, grazie.

Più avanti riprende il discorso di quelle "Cronache del dissolvimento della Terra" che ci aveva presentato pagine prima e ci dice che l'ha addirittura scritto lui. Non mi attira per niente e l’organizzazione del libro lascia proprio a desiderare. A seguire, immagini della "Vetta degli dei" del 2000, c’è uno scalatore e delle montagne ma i paesaggi appaiono piatti e le persone sempre scontente e accigliate. Ce ne sono parecchie di queste immagini di montanari ma sono tutte senza profondità.

Dopo queste immagini, ci parla di quelle tavole che aveva presentato all’inizio, di nuovo organizzazione zero.

A seguire, tavole da "Saint Marie no Ribon" del 2012. Un uomo con un fucile e un cane in un ambiente non definito. Che sfinimento questi fucili.

Succede ancora, andando avanti ci spiega quello che è successo a proposito della serie "Allevare un cane" presentata molte pagine prima. Che disastro.

Ancora meno entusiasmanti sono le immagini di "Uomo della tundra" nel 2003. Un uomo pieno di armi con un cane. A seguire un cane molto simile al precedente ma della serie "Blanca" del 1990. È un cane in un ambiente impervio che a vederlo è bello e ben disegnato ma gli sfondi sono sempre distaccati, piatti e creano confusione. Altre tavole in cui questo cane bianco viene attaccato da altri cani oppure deve sfuggire uomini che gli sparano… Per carità, non lo leggerò mai. Crea ansia solo a vederli alcuni disegni.

Sempre in tema cani ecco i "Cani degli dei"… A dire la verità i cani sono sempre gli stessi, un po’ lupi un po’ Shiba Inu … Ed ecco che alla fine ci spiega che i "Cani degli dei" sono il seguito di "Blanca"… E non lo potevi dire prima?

A seguire, immagini di tigri di una serie di cui non voglio sapere niente, in cui figurano uomini con fucili e lotte di animali. Terribile. Poi "Enciclopedia degli animali primordiali" del 1989, anche in questo caso animali che lottano tra di loro, che ansia.

Di punto in bianco ci sono delle pagine in cui sono presenti degli schizzi di animali, animali delle serie presentate prima, orsi, lupi, alci… Dopodiché si parla di quell’immagine iniziale da "Icaro", e non lo potevi scrivere subito?

Ci sono delle immagini di un tipo occidentale con la sigaretta e un mento prominente, è veramente bruttino, ha anche una pistola ma non si sa chi è. Poi ci parla della "Vetta degli dei" ma scusa, l’avevamo guardato prima? Seguono immagini di nuovo di quell’uomo dal mento astruso, e infine la didascalia ci dice che è parte della storia "Trouble is my business", del 1984. Anche in questo caso gli sfondi sono troppo carichi di colori piatti e non riescono a distaccarsi dal personaggio che si perde in essi. Questo tipo con quel mento non si guarda, è insopportabile.

L’autore ci parla di "Seton", non glielo pubblicano più ma lui continuerà a disegnarlo, buon per lui. Arrivano poi i disegni di "Enemigo" del 1985. Uomini con il grugno e che sparano. Poi un altro paio di serie, brutti ceffi e donne sciatte. Senza sapere la storia è frustrante guardare queste immagini. Forse avevano più senso associate a una trama (perlomeno riassunta) ma così… Si continua con una carrellata di personaggi tutti molto simili ma che fanno parte di serie diverse, espressioni sempre quasi addormentate oppure arrabbiate. C’è anche una specie di pugile da "Garoden", del 1994…

A seguire, dopo i pugili che combattono, uomini che si sparano e si accoltellano, brutti e noiosi. Immagine dopo immagine non riesco ad apprezzare niente di questo autore. Poi una tavola doppia che sembra fuori luogo, tra le pistole anche donne nude, si tratta di "The back of beyond" del 1998. Altri uomini che fumano con le pistole sempre con menti prominenti. Altre pistole, sigarette e facce strane. Non c’è niente di giapponese tra questi disegni, ci sono anche tipi in stile investigatori della serie "Manhattan op" del 1982 ma senza un minimo di descrizione è impossibile capirci qualcosa. Sempre di questa serie ci sono anche sei pagine in bianco e nero, confusionarie.

L’autore ci parla di una serie di cui non mi sembra di aver visto disegni e poi c’è una bella pagina con una strada tipica del Giappone e un gatto nero, il primo bel disegno che vedo. Poi vediamo che il gatto nero fa parte di una serie chiamata "Ai tempi di Bocchan" del 2014. L’uomo è insopportabile, c’è anche un cane, il solito. Nella stessa serie vediamo un cambiamento di stile e sempre i soliti sfondi troppo carichi. Il gatto è l’unica cosa che gli è venuta bene. Sono adorabili i paesaggi più tenui in cui il gatto si staglia nella strada, veramente ben fatti. Ci sono molti altri disegni di questa serie poi di punto in bianco ci parla di tavole viste molte pagine prima e poi ecco ancora l’uomo con il gatto nero. Meglio il gatto da solo.

Il libro si conclude con un muro di parole noioso e prolisso da parte dell’autore. A parte quelle due immagini con il gatto nero, questo tipo di arte non mi è piaciuto e il caos che regna sovrano all’interno di questo libro è inaccettabile. 

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Paperino 506: ottime annate



A parte le storie inedite che rimangono inutili e sfigurano paragonate alle successive degli anni precedenti, questo numero di quasi due anni fa è memorabile. Più le storie sono vecchie, più è un piacere leggerle, non abbiamo bisogno di quelle inedite e viene spontaneo chiedersi perché ce le devono inserire. La copertina è carina ma perché anche Paperino si deve fare i selfie? È insopportabile vedere i paperi alle prese con i cellulari ed è proprio per questo che ricorro a questo mensile perché con le storie vecchie c'era meno tecnologia e più arte.


1

Paperino, Qui, Quo, Qua e la sfida dei robot cercatori (inedita)


Le storie inedite sono sempre un problema, inedita non vuol dire nuova ma che non ha trovato posto in nessun'altra uscita dunque è stata scartata. E perché la buttate qua? Grafica carica di colori per una trama che questa volta non era neanche tanto male però è solo la prima parte e per chi come me ha preso questo numero di circa due anni fa a caso dalla collezione per leggerlo e recuperare significa leggere una storia persa perché non ho intenzione di leggere il numero successivo al momento.


2

Paperino e il mistero della pizza scomparsa (inedita)


Altra storia inedita, questa un po’ più elaborata ma breve e non tanto soddisfacente. Ho apprezzato lo stile e l’idea di base, divertente e ben disegnata. Però Paperino che fa l’investigatore? Ma quando mai?


3

Paperino e i drammi del sottosuolo (1965)


Una storia del 1965, eccezionale! All’epoca le storie avevano colori più piatti ed erano più semplici anche nella disposizione della pagina, non c’era mai niente di fitto ma tutto scorreva molto più veloce e la storia si sviluppava anche in modo imprevedibile e spesso senza senso come in questo caso ma, leggendola, uno si diverte, viene intrattenuto e resta soddisfatto. Inimitabile.


4

Paperino, Paperoga e la missione Medusa (2003)


La PIA non mi sta molto simpatica ma è già la seconda volta che ne gradisco la trama e la struttura in genere. Paperino e Paperoga sono sempre divertenti insieme, il triplo di quanto lo sono singolarmente. In questa storia però succede qualcosa che al giorno d’oggi non sarebbe stato ammesso tra le pagine di Topolino, era del 2003. Succede che una grassona ci prova con Paperoga e lui fugge da lei ma quando questa si rivela una papera magra e bella le cose cambiano. Ormai questa libertà di espressione è andata perduta, con il concetto di"inclusione" bisogna sempre stare attenti a quello che si dice e bisogna sempre pensare a tutte le categorie ed ecco perché la spontaneità artistica non c’è più e le storie di oggi fanno pena.


5

Paperino e le consegne al volo (2019)


Troppo nuova, troppo intrisa di tecnologia. Paperino si trova alle prese con i droni. Che palle, per favore non metteteci le storie del 2000 anzi fino al 2010 può andare bene ma poi… La tecnologia le rovina.


6

Paperino e la serie televisiva (1982)


Ottima, ottima annata e fantastica trama. Una storia spiritosa che è bella da leggere e in quello stile ormai vintage andato perduto per sempre purtroppo su Topolino. Ancora si parlava di telefilm, una parola che se ora lo dici ti prendono in giro, eppure era così, guardavamo i telefilm. Mettete più storie di questi anni.


7

Paperino e la pop-op-arte (1967)


Un’altra chicca, un modo di fare le storie senza fronzoli, trame capaci anche di prendere in giro certi aspetti della realtà come quelli di tutta quella risma di gente che crede arte un mucchio di spazzatura. Ci sapevano proprio fare all’epoca i fumettisti.


8

Paperino e il lavoro indispensabile (1995)


Ormai di storie così non se ne vedono più, paperi che esultano per aver ricevuto un’eredità, ormai sta brutto che qualcuno esulti per un'eredità e dunque per un morto. Una critica velata in questo caso alla carenza di lavoro e all’incapacità di trovarlo per tutti. Ormai invece tutto viene dosato e dunque ridicolizzato, ci mancano quelle storie in cui la spontaneità le rendeva memorabili, come questa.


9

Paperino e la multa contestata (2008)


Paperino si prepara ad andare a casa a vedere un DVD quando una strana multa lo coinvolge in un’avventura in cui sono presenti i vigili urbani! Come sempre all’epoca (ancora all’inizio del 2000 si respirava un’aria più spensierata come quella degli anni precedenti) l’America veniva presentata italianizzata e invece della polizia c’erano i vigili urbani, impossibile trovarli in America e anche nelle moderne storie di Topolino, tutte perfettine e americanizzate. Prima, nei fumetti, si rendeva l’America italiana ora invece si cerca di essere americani, che tristezza. Fortuna il mensile di Paperino.

Review: Omicidio a Mizumoto Park

Omicidio a Mizumoto Park Omicidio a Mizumoto Park by Tetsuya Honda
My rating: 1 of 5 stars

Scialbo

hermio


Ogni volta che leggo un libro tradotto da una lingua orientale, provo una strana sensazione di bassa qualità letteraria. Non intendo incolpare i traduttori; è piuttosto una questione di perdita di fluidità. Il modo di scrivere risulta non gradevole, spesso banale e asettico. A questo punto, non so se è caratteristico dello stile di scrittura orientale o se qualcosa si perde nella traduzione. Tuttavia, non c'è altra scelta se non leggere opere tradotte.

La trama è ridicola, prevedibile e per niente credibile. Il libro è noioso, con molte pagine inutili e descrizioni di situazioni irrilevanti per la trama. Pur essendo un giallo, un romanzo poliziesco, manca di impatto e sembra strutturato in modo poco professionale. Lo paragonerei ai romanzi di Connelly, che, sebbene non trovi geniali, almeno sono strutturati in modo più adeguato, mantenendo l'interesse del lettore e focalizzandosi su ciò che è rilevante.

Ho riscontrato che questo stile di scrittura è molto infantile. Certi termini sono troppo colloquiali e fuori contesto, risultando fastidiosi. C'è una mancanza di coinvolgimento; è una sequenza di parole monotone e la maggior parte di queste non necessita di essere letta per comprendere il caso. La struttura dell'indagine è carente. La detective ha intuizioni che le giungono troppo facilmente, le indagini sono troppo semplici, e il caso non è abbastanza interessante o complicato.

Riguardo allo stile di scrittura, va detto che spesso vengono utilizzati termini così eccessivi da risultare comici. È evidente l'intento di stupire con una scrittura fuori dal comune, ma l'esagerazione produce l'effetto opposto. Dovremmo essere impressionati dalle scene splatter descritte? Cosa succede quando vediamo scene eccessive in un film? Ci mettiamo a ridere perché tali esagerazioni distruggono l'atmosfera, risultando ridicole. Lo stesso accade qui. L'esagerazione di alcuni personaggi, creati andando oltre ogni possibile credibilità, rende il tutto banale, spesso patetico.

Il personaggio principale, la detective, non ha nulla di interessante, il suo passato è prevedibile e pieno di cliché quanto il suo presente. Le difficoltà di una donna poliziotto? Quante volte l'abbiamo visto? Sembra che l'autore voglia imitare i polizieschi americani perché, in realtà, non c'è nulla del Giappone. Avrebbe potuto essere ambientato in qualsiasi altra realtà.

Lo stile di scrittura è anche così impersonale che potrebbe essere stato scritto da chiunque. Non c'è traccia di passione, solo l'intento di creare qualcosa da vendere. Questo libro è puramente un prodotto commerciale, privo di arte o passione. Dopo averlo letto, non ne rimane nulla di memorabile. È per questo motivo che non ho intenzione di leggere altro di questo autore.

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Review: Topolino n. 3483

Topolino n. 3483 Topolino n. 3483 by Walt Disney Company
My rating: 1 of 5 stars

Noioso

Un numero davvero scarso, ci sono quattro storie: due sono pezzi di altre storie quindi in questo numero non valgono niente, una è copiata da uno scrittore straniero e l'ultima è divisa in due parti tanto per occupare lo spazio che avrebbero avuto due storie normali. Insomma, datevi da fare un po' di più la prossima volta.

Ho ripreso questo numero a caso anche se sono passati due anni ma devo dire che… La vignetta è noiosa come sempre, il muro di parole è stato scritto da qualcun altro…

Ci sono ben otto pagine sull'astronomia… Ma cosa ci dobbiamo fare noi? Vorremmo leggere dei fumetti, perché imbottire questo giornale con cose che non c’entrano niente e tra l'altro nessuno ha voglia di leggere?

Non mancano un paio di pagine dedicate al dio calcio che la Panini deve sempre osannare, non sia mai che qualcuno si scorda quelle figurine.

Poi tra gli altri articoli di cui non abbiamo bisogno c'è quello con sei pagine dedicate a un ranger africano… Per quanto mi piacciono gli elefanti, se ne poteva fare a meno su un giornale dedicato ai fumetti…

Altre pagine da buttare sono quelle dell'agenda settimanale e quelle dei cosiddetti consigli di lettura, tutta pubblicità.

Infine quelle brutte barzellette e i giochi per tonti, non si sa cosa è più brutto tra le barzellette e i giochi, di sicuro sono entrambi inutili.

1
Le Giovani Marmotte e il bislacco coacervo faunistico, ep. 2

Mamma mia che strazio, e questa sarebbe una storia? L'hanno dovuto addirittura dividere in due parti? Non ho letto la parte precedente perché ho preso un numero vecchio a caso di Topolino ma non c'è neanche bisogno di leggerlo. È una trama per lettori che frequentano l'asilo, fate ridere!

2
Minaccia dallo spazio, ep. 2

Un numero che inizia con due racconti a metà è un numero che sembra non valere niente. In questa storia non succede niente, si ribadisce quello che è successo nel numero precedente (e non c'è bisogno di leggerlo per capirlo) e la storia non va per niente avanti!

3
Zio Paperone e la caccia al tesoro gastronomica

Quando non sanno che cosa inventare vanno a prendere le storie vecchie degli altri. Di solito sono abbastanza interessanti, peccato poi per quel contorno giallo fastidioso che ci mettono, ma avete mai provato a leggere i Topolini che create? Questa storia resta un po' indigesta, guardare i paperi che non fanno altro che mangiare fa quasi venire la nausea. Nel finale si riprende ma è ormai troppo tardi.

4
Cornelius – L'esilio dei Van Coot, 2 parti

Che noia, una trama così pallosa, scontata e storica! Sembra quasi che vogliano insegnarci qualcosa con queste trame ambientate nel passato. Avete dei personaggi fantastici, attenetevi a quelli. All'epoca c'erano questi Trapper che loro hanno presentato come esploratori, comunque erano anche dei cacciatori quindi sentire storie con dei cacciatori proprio no grazie. Addirittura due episodi… Ma poi perché chiamarli episodi, sono parti della stessa storia, una storia annacquata per farla durare troppe pagine.

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Paperinik 90: niente più storie inedite per favore!




Un numero con un repertorio piuttosto vecchio, quindi eccoci qui, più storie datate inserite, più interessante diventa la raccolta. Purtroppo la storia inedita continua a infestare questo mensile, non ho mai visto una saga più ridicola e senza senso di questo "diario del cavaliere eccentrico", tra l'altro non si sa nemmeno perché debbano scrivere il titolo in inglese. Si tratta della terza stagione quindi dopo aver pubblicato una prima e una seconda stagione (erano raccolte a parte), non hanno più pubblicato la terza perché aveva stufato a tutti. Dunque se è un prodotto di scarto, perché rifilarcelo a noi che compriamo Paperinik? Buttatelo via perché il cestino è quello che si merita.


1

Diary of a wacky knight: il regno dell’oblio (inedita)


Quanto è brutta questa storia, non solo nella trama ma anche nella presentazione. Non se ne può più, come sempre succede agli autori di Topolino si incaponiscono in serie che non riescono più a smettere di fare per comodità perché sono pigri e non hanno voglia di fare cose nuove. Ma dato che si tratta di una raccolta di storie vecchie, lasciate perdere con queste storie inedite e dateci quelle vecchie! È un disastro la trama, blanda, infantile, senza senso e noiosa. Come se non bastasse, vignette microscopiche piene di parole e colori troppo sgargianti che cercano di sopperire alla mancanza di fantasia. Basta.


2

Paperinik e il predatore digitale (2011)


Carina ma non troppo. C'è abbastanza confusione nei disegni e la trama è un po' banale. In ogni caso, è sempre migliore di tutto quello che si trova al giorno d'oggi su Topolino ma non è sicuramente una di quelle storie da ricordare.


3

Paperinik e l’inganno del successo (2001)


Ben articolata, simpatica e divertente. Una trama su cui hanno lavorato e risulta interessante. Le vignette sono poco leggibili, il testo è fitto anche se non prolisso. Tutte le pagine sono molto ricche perché la storia è appunto molto curata. Si respira ancora l'aria degli anni 90.


4

Paperinik e il mistero del tempio Azteco (1990)


Una storia a bivi. Di solito non mi piacciono perché danno l'idea che lo scrittore non sappia prendere una decisione e allora sviluppa tutte le possibili varianti che la sua storia può prendere. Le storie di questo genere negli ultimi numeri di Topolino erano sempre state disastrose, però ammetto che questa degli anni 90 era stata fatta molto meglio, anche se trovo noioso il fatto di girare pagina per cercare lo sviluppo scelto e allora leggo sempre dall'inizio alla fine così scoprendo tutte le varianti senza problemi.


5

Paperinik e i magnifici 6 (2004)


Molto carina, ancora si sente l'influenza dello stile anni 90, la storia è ben costruita e piacevole da leggere. Paperinik riunisce i Bassotti e Amelia in una missione... Amelia all'epoca non viveva ancora sul Vesuvio, purtroppo però ora Topolino ha deciso di rendere omaggio a quella regione e ha relegato la strega laggiù, rendendo ogni trama che la include patetica.


6

Paperinik e il genio del secolo (1998)


Un po' contorta e dalle vignette scritte fitte, ma non mi sento di criticare in nulla questa storia degli anni 90, nostalgica e avvincente. 

Review: Gli indifferenti

Gli indifferenti Gli indifferenti by Alberto Moravia
My rating: 3 of 5 stars

Notevole ma detestabile 

Non mi è piaciuta la storia, ma mi è piaciuto lo stile di scrittura. I personaggi sono insopportabili proprio perché sono credibili; sono stati costruiti in modo impeccabile, al punto che sembra di vederli interagire tra loro come se fossimo al teatro. Ho trovato questo libro molto teatrale, quasi come una bozza di copione pronta per essere sviluppata da uno sceneggiatore. Mi è sembrato anche molto spontaneo, poco meditato e quindi genuino, come quei romanzi che nascono dalla necessità di scrivere senza nemmeno sapere perché.

Ho scoperto che lo ha scritto a 18 anni e si sente. Per quanto mi riguarda, non posso definirlo un capolavoro, ci vedo tutta l'inesperienza di uno scrittore diciottenne. Sicuramente, è una grande idea che ha sviluppato principalmente dal suo modo di vivere. Da quello che leggo su Wikipedia, sembra che abbia criticato la borghesia senza volerlo, descrivendo semplicemente l'ambiente in cui viveva. Quindi, non c'è una vera e propria ribellione. Non la considero un'opera geniale, ma è sicuramente notevole per il modo in cui l'intera vicenda è presentata, che è indubbiamente affascinante.

I personaggi sono ben definiti: donne patetiche che ruotano attorno a un uomo forte e a uno debole. Ho apprezzato molto avere così pochi personaggi in scena, che ci permettono di osservare un'interazione interessante, morbosa, claustrofobica, disperata e stanca. I personaggi sembrano persone reali che potremmo incontrare oggi. Nonostante siano passati quasi 100 anni e alcuni comportamenti siano cambiati, gli stereotipi presentati persistono. Un uomo che vede le donne solo come oggetti da usare, le donne che dipendono dai propri amanti senza riconoscere la loro vera mancanza di sentimenti, e l'incapacità di tutti di provare emozioni, che porta all'indifferenza generale per tutto, quella del titolo.

Piuttosto che "Indifferenti", avrei intitolato il libro "Ipocriti", perché i personaggi si comportano sempre in modo falso, dicono una cosa e ne pensano un'altra, non sono mai onesti e mancano di rispetto. Il libro è pieno di pensieri, a mio avviso troppi. Ci sono momenti in cui i personaggi si perdono in pensieri astratti e immaginano il futuro del loro racconto. Credo che queste parti siano leggermente pesanti.

Un'altra peculiarità del romanzo è la descrizione delle luci, delle ombre e degli ambienti. Si fa costante riferimento a come luce e ombra svolgono un ruolo fondamentale nella scena. Talvolta, però, questa descrizione può sembrare eccessiva, perdendosi in troppi dettagli. Tuttavia, proprio questo stile di scrittura offre una visione chiara. Non solo sappiamo come si muovono i personaggi, ma osserviamo anche il loro mondo.

I personaggi, tuttavia, rimangono insopportabili, sono troppo superficiali. Non mi aspetto di trovare degli eroi, ma nemmeno dei personaggi così insignificanti ai quali non riesco ad affezionarmi. Sono ben costruiti, descritti in modo impeccabile, ma rimangono insopportabili. La trama non mi coinvolge. Vediamo come i personaggi interagiscono e come si lasciano manipolare da questo uomo detestabile. Sembrano accontentarsi di ciò che hanno, rimanendo indifferenti ai propri bisogni emotivi, alla ricerca di qualcosa di più. Perciò, il loro comportamento è piatto. Ognuno rimane lo stesso, dall'inizio alla fine, anzi, peggiorano.

In conclusione, nonostante la trama non mi sia piaciuta, non ho potuto fare a meno di leggere questo libro con interesse e coinvolgimento. L'autore ha saputo scrivere una storia, che per me non è molto allettante, in modo professionale e degno di nota, sebbene non geniale.

Citazioni:

‘tra poco… arrivederci per sempre…’ si ripeté con una gioia triste e nervosa e fece un gesto di saluto da quel suo letto agli oggetti circostanti,
Pagina 58

io sono buona con tutti, a tutti trovo delle qualità, non farei male a una mosca, ma quella donna lì, non la posso soffrire…”
Pagina 79

questa strada piovosa era la sua vita stessa, percorsa senza fede e senza entusiasmo, con gli occhi affascinati dagli splendori fallaci delle pubblicità luminose,
Pagina 141 

Il ragazzo si rifugiò presso la finestra: la pioggia cadeva ancora, se ne udiva il fruscìo sulle imposte e sugli alberi del giardino; pioveva tranquillamente, sulle ville, per le strade vuote. Molta gente doveva ascoltare come lui, dietro i vetri chiusi, col cuore pieno dell’istessa angoscia, volgendo le spalle alla calda intimità delle stanze:
Pagina 178

‘Tutto qui diviene comico, falso; non c’è sincerità… io non ero fatto per questa vita’.
Pagina 178

Le parve di non attribuire alla sua fuga tutta la triste e vergognosa importanza che altri al suo posto le avrebbero dato;
Pagina 187

ma dentro questa effimera vigoria fluiva un disagio intollerabile che la fiaccava e le faceva desiderare di chiudere gli occhi, piegare le braccia in croce e rovesciarsi nell’oscurità di un sonno nero e profondo.
Pagina 234 

tu non ami quest’uomo, io non lo odio… eppure ne abbiamo fatto il centro delle nostre azioni opposte…”
Pagina 318 

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