Review: Cuentos de Eva Luna (Flash)

Cuentos de Eva Luna (Flash) Cuentos de Eva Luna (Flash) by Isabel Allende
My rating: 1 of 5 stars

Versione ridotta per fortuna!

hermio

Se il libro non fosse di sole 30 pagine, avrei smesso di leggerlo tanto mi ha fatto schifo come è iniziato. Insopportabile, quel modo di scrivere languido, femminile, e noioso che cerca di essere poetico ma resta solo banale. L'ho letto solo perché mi è stato indicato dalla mia professoressa di spagnolo. Sono arrivata alla fine a fatica, non tanto perché era in spagnolo ma perché i contenuti erano ridicoli. Non mi è mai piaciuta questa scrittrice e mai più la rileggerò. Sono stata fortunata che si trattava di una versione flash, come la chiamano loro. Se fosse stato un libro che mi piaceva, l'avrei considerata una gran fregatura. Tagliare i libri è sbagliato, se li tagli, devono essere gratis, altrimenti è un inganno. Io non mi lamento perché mi ha salvato dalla tortura. Se non fosse stata un'edizione accorciata, avrei smesso di leggerlo sin dal primo racconto, un prologo allucinante. Mai letto niente di più ridicolo.

Come se non bastasse, ci aggiungono anche la biografia dell’autrice. Mi sembra un tantino troppo autocelebrativo. Se avevate altre cinque pagine libere, ci potevate mettere uno di quei brutti racconti! Comunque per me meglio così, ho finito prima, figuriamoci se mi metto a leggere le biografie! 

1
Prologo

Parla Rolf Carlé, da quello che ho capito è un personaggio di Eva Luna, un romanzo del 1988 che non ho intenzione di leggere. Questo breve prologo era illeggibile, tanto era noioso e patetico. Che inizio orribile. Il problema è che la scrittrice cerca di essere sensuale ma risulta ridicola, patetica, fa ridere tanto è imbarazzante. Un modo di scrivere ridondante per una sequenza inutile. Queste scene vanno descritte solo se hanno senso, altrimenti sono buffe forzature. In questo caso, la scrittrice cerca di essere sensuale ma al tempo stesso si vergogna, creando così una sequenza di parole tutta da ridere.

2
El huésped de la maestra

Si ride parecchio anche con questo racconto. Mi chiedo quale sia lo scopo della scrittrice, sempre con questa visione di donne che sono sempre nel giusto e che sono trattate male ma sanno risorgere dalle proprie ceneri.

Ecco qui la donna santa, ha sofferto ma si è rialzata e ha dato tutto il suo amore alla città. Che noia, queste donne sono insopportabili. Il problema di Allende è proprio la sua visione letteraria della donna, così lontana dalla realtà e vicina alle telenovelas strappalacrime che si evidentemente si guarda. Guardasse almeno Beautiful.

Una trama che non sta né in cielo né in terra, prolissa per dire quattro cretinate, una singola idea prevedibile dalle prime pagine, una donna insulsa da subito.

3
De barro estamos hechos

Questa si riaggancia al prologo, sono gli stessi protagonisti, i due sfigati dell'inizio. Lui è un giornalista che va sulla scena di una catastrofe, una valanga. Lei rimane a casa e questa sua frase mi fa capire che di nuovo siamo alle prese con una stupida donna che vive solo per il suo uomo e per il resto non ha niente da fare nella vita:

"Me quedé en la cocina sorbiendo mi café y planeando las horas sin él, segura de que al día siguiente estaría de regreso."

(Rimasi in cucina sorseggiando il mio caffè e pianificando le ore senza di lui, sicura che il giorno dopo sarebbe tornato.)

Cioè, non ho capito, questa si organizza la giornata solo se non c'è lui? Altrimenti non sa cosa deve fare? Sa stare solo al suo servizio? Stucchevole e indigesta.

Poi scusa, perché parla lei prima persona? Leo che non va sul luogo dove è successa la catastrofe e parla di quello che vede quell'altro, come fa a saperlo così nei minimi particolari? Anche nei pensieri!! Prima persona completamente sbagliata.

Comunque, la donna potente e salvatrice c'è anche qui. Lui è un giornalista e salva, lei fa le telefonate giuste e sistema tutto da casa. Insomma, due supereroi.

Due palle, sempre la stessa cosa. Una scrittura noiosa che per essere catastrofica si fa prolissa in modo inconcepibile e inutile. Dice sempre la stessa cosa, non ce ne frega niente dei personaggi. La catastrofe è un'altra favoletta della buonanotte, come quella del racconto precedente. Si vuole ricreare un ambiente orribile ma lo si fa con le parole sbagliate.

Prevedibile anche questa. Sin dall’inizio si è capito subito come sarebbe andata a finire. Non gli ha saputo dare neanche un minimo di senso. Ancora quello stile da telenovelas soporifero, ridondante e del tutto fuori luogo. Fortuna che era l’ultimo, dopo questo racconto non sarei riuscita a leggerne un altro.

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