Review: Il colibrì

Il colibrì Il colibrì by Sandro Veronesi
My rating: 1 of 5 stars

Insopportabile

hermio

Storia abbastanza interessante all’inizio, anche se le vicende italiane non mi appassionano mai e non mi emozionano per niente, e questa non fa eccezione.

Il modo di scrivere a volte non è chiaro, tanto che ho dovuto rileggere dei passi perché alcune frasi, troppo lunghe, risultavano incomprensibili.

La struttura è troppo ingarbugliata, avrei preferito una storia lineare raccontata in modo semplice. Qui si parte da un momento, poi si va avanti e indietro nel tempo, il che lo trovo molto confusionario senza motivo.

Ero curiosa di capire perché un libro vincesse un premio Strega, ma non l’ho capito subito.

C’è una parte in cui viene inserita tutta la biografia di un fumettista, che ho trovato molto noiosa e inutile. Non mi è piaciuto neanche quando sono state inserite più volte delle poesie, soporifere.

Già al disastro aereo avevo percepito una grande forzatura e poi ci sono state altre sventure, troppe, tanto che le immense tragedie catastrofiche hanno reso tutta la storia poco credibile. L’intreccio è notevole e interessante, è un libro che viene voglia di leggere ed è difficile da smettere, però ci sono troppe storielle inverosimili, e a lungo andare diventa tutto assurdo.

La parte di Luisa è insignificante, la vera protagonista per me è Irene, la sorella del colibrì. Anzi, tutte le lettere che Luisa scrive sono di una noia pazzesca e veramente difficili da leggere.

In uno dei capitoli finali si capisce perché questo libro ha vinto il premio Strega: tutti quei discorsi sul mondo che fa schifo e sulla salvatrice del mondo, nata dalla figlia del colibrì diventata influencer per salvarlo. Che tristezza queste prese di posizione banali fatte di aria fritta solo per farci credere che si è dalla parte giusta. Il personaggio della nipote del protagonista, Miraijin, risulta subito insopportabile, ma finché non prende il sopravvento era anche accettabile. Da quel capitolo, quando diventa una specie di Messia che salva il mondo, il libro cade in un abisso di frasi fatte, buonismo, moralismo perbenista e diavolerie varie che vogliono accusare la società in un paio di pagine e trovare la soluzione a tutti i problemi del mondo in una ragazza che parla su YouTube e convince tutto il mondo a fare la cosa giusta, influenzando i giovani. Lei, grazie a Internet, salva il mondo rovinato dai genitori. Che palle. Veramente una delusione questo libro che era iniziato come una classica storia familiare e che alla fine diventa una protesta da quattro soldi. Da questo capitolo ho capito perché ha vinto quel premio.

Non ho mai letto tante cazzate in un unico capitolo. Allora noi facciamo tutti schifo, per fortuna che c’è Miraijin! Se uno deve fare tanto il ruffiano per vincere un premio e scrivere tutte queste prese di posizioni senza senso e scontate fino all’inverosimile, allora è meglio scrivere un libro che nessuno leggerà, ma scritto con il cuore e non con la voglia di sembrare buoni.

Comunque, 'sta Miraijin non si sopporta. La donna perfetta che salva il mondo. Bellissima, geniale ma modesta, che non offende i più stupidi, anzi tutti la amano e la osannano e lei li salva. Che poi cosa fa di così salvifico non si sa, non lo sa neanche lo scrittore, ma chi la vuole una così. Ah, poi non offende neanche le etnie perché lei ha tutte le razze in sé, ma certo, che urto.

Come se non bastasse, la super donna aiuta il padre malato a morire con un’eutanasia illegale davanti a tutti i suoi pochi amici e familiari rimasti, pochi perché gli altri sono stati spazzati via dalla sfiga e dalle tragedie. Questa scena finale è patetica, scontata e scritta senza passione, inserita tanto per creare un malloppo di dramma per condire una storia che aveva già perso il suo senso da parecchie pagine. Posso anche capire che il protagonista si è ammalato velocemente a causa di quella crescita miracolosa… Purtroppo però anche quella parte non l’ho capita. Il protagonista all’inizio è basso e lo chiamano colibrì, poi fa questa cura che lo fa diventare normale e non è più il colibrì. Come se il titolo non avesse più il minimo senso, anche perché verso la fine, quando prende piede sua nipote che diventa praticamente non solo il protagonista del libro, ma anche del mondo, non ha più senso il libro intitolato così. Quasi che lo doveva intitolare Miraijin. Un nome poi insopportabile in un contesto italiano, ma certo, lei è internazionale sin dal primo momento.

Infine, che dire poi del film? Ancora non l’ho visto e mi ero ripromessa di vederlo subito dopo aver letto il libro, un film abbastanza acclamato dato che lo conosco anch’io, ma che quasi non ho più voglia di vedere, tanto ci sono rimasta male con questa lettura. Sembra il classico libro scritto d’accordo con il sistema cinematografico italiano affinché, una volta uscito il libro super sponsorizzato, se ne possa fare subito una versione cinematografica. Una volta che sei in questo sistema, qualsiasi cosa scrivi è un successo ed ecco che ti ci fanno il film. Succede anche con Elena Ferrante, ma su di lei io non ho mai avuto niente da ridire dato che le sue storie e il suo modo di scrivere mi piacciono. Ma questa volta ho trovato tutto insopportabile, anche il film che ancora non ho visto.

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