Review: Il pianoforte segreto


Il pianoforte segreto by Xiao-Mei Zhu
My rating: 1 of 5 stars

Una pianista non è una scrittrice

hermio

Libri di questo tipo non andrebbero messi tra la narrativa, ma tra i libri di scuola e di informazione, così che io possa evitarli. Dato che non mi piace però lasciare una lettura a metà, ho deciso di andare fino in fondo, ma non è stato facile. Il titolo è fuorviante: pensavo a qualcosa di semplice, una fiction, una storia, e invece mi sono ritrovata la Storia. Non ho affinità per la storia e la politica, e questo libro, anche se nel titolo figura un pianoforte, è basato sulla storia e sulla politica della Cina. Sono argomenti che io non riesco a capire e che trovo ostici e soprattutto di difficile comprensione. È un mio limite, ma per questo motivo non sono riuscita ad apprezzare questo libro.

C'è bisogno di qualcuno che racconti come stavano le cose in Cina in quel periodo. La scrittrice infatti ci parla in prima persona di tutta la sua vita, di quello che ha passato lei e la sua famiglia, e di come, parlando in generale, la politica abbia modificato non solo lei e la sua vita, ma tutta la nazione. Sono argomenti delicati di cui non so discutere, ma che devono essere conosciuti. Con questa lettura ho dissipato un po' della mia ignoranza, ma non mi ha permesso di apprezzarlo perché avrei preferito qualcosa di più leggero. Non leggo mai di cosa tratta un libro perché non voglio anticipazioni, però non credo che questo sia il titolo adatto: è troppo fuorviante. Speravo si parlasse di musica, invece si parla di vita vera.

È giusto che i libri permettano alle persone di raccontare la propria esperienza e di parlare, e non voglio neanche essere troppo critica, è un problema mio e non dell'autrice, però non posso dire che mi sia piaciuto.

Il pianoforte c'è nella storia, ma se dal titolo uno poteva pensare a una storia leggera, si capisce subito che non lo sarà: è la necessità di una donna di parlare a voce alta di quello che le è successo. E non è stato facile per lei scriverlo, ma neanche per me leggerlo. È stata solo una carrellata di eventi.

La seconda parte è anche peggio perché non c'è più neanche l'interesse per scoprire qualcosa di storico, semmai ci fosse stato. Continua ad essere un elenco di quello che succede, non c'è niente di artistico. Lei è un'artista e sa suonare, ma sentir parlare di musica è anche controproducente perché se non conosci le opere che cita non sai neanche di cosa sta parlando, e dato che parla di tante, non è che uno si può mettere a sentire tutte quelle musiche mentre legge. Non mi piacciono i libri che rimandano ad altre conoscenze per poter essere compresi e apprezzati appieno. Mi piace invece un libro che, anche se è una storia mediocre, è fine a se stesso, non pretende che tu sappia altro e riesce a trasmetterti una storia fatta di fantasia, di sentimenti e di voglia di scriverla.

Tutte queste cose non ci sono state. La voglia di dire la propria storia è un conto, quella di narrare una storia inventata, anche non al 100% ma con fattori presi dalla realtà, è un'altra. Questo è un libro che la scrittrice aveva bisogno di scrivere per sé, per dire la sua storia, e ne ha tutto il diritto. Però non sono riuscita ad apprezzarlo, ma ciò non vuol dire che non l'apprezzi come donna: è stata fortissima, io non riuscirei a fare niente di tutto quello che ha fatto. Però leggere della parte americana mi è risultato anche più difficile. Nonostante tutto, è notevole anche come forza d'animo, forza di volontà e grinta. La mia valutazione è solo su quello che ho letto e non su quello che ha vissuto.

Anche a voler essere un'autobiografia, rimane del tutto fumosa per quanto riguarda la fine. I dettagli nei primi anni si perdono andando avanti, non c'è precisione e non si sa che cosa le sia successo negli anni 2000. Arrivati a questo punto sarebbe stato interessante sapere come si è districata nella vita, anche per quanto riguarda la vita privata e non solo a proposito del piano. Ci sono un po' troppe pagine anche di pensieri quando in realtà ci sarebbe stata la necessità di continuare con il ritmo che si era prefissata all'inizio, ovvero di raccontarci la sua storia. Non c'è niente che lo rende un libro interessante e, ripeto, non è un giudizio della sua vita: leggendo, giudico quello che leggo e non la vita vera. Forse avrebbe fatto meglio a scrivere una vera e propria autobiografia e non mascherarla da libro di narrativa. Lei non ha fatto altro che dirci che è una pianista e infatti non è una scrittrice.

Nonostante tutto sono riuscita a ricavare anche una citazione interessante:

"Dalle lezioni di Gabriel Chodos ho tratto soprattutto questo insegnamento: si possono studiare in modo approfondito il pianoforte e la musica anche esaminando a fondo un'unica opera invece di studiarne tante. I grandi ricercatori lo sanno bene: è approfondendo a lungo un argomento specifico e circoscritto che si fanno le scoperte più importanti e che si sviluppa anche un metodo che ci permetterà in seguito di lavorare su tutti gli argomenti. Vedere l'universale nel singolare, cercare di tendere all'infinito attraverso una paziente esplorazione del finito: ecco una lezione su cui riflettere."
Pagina 185

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