Review: L'isola di Arturo

L'isola di Arturo L'isola di Arturo by Elsa Morante
My rating: 3 of 5 stars

Peccato per il Finale

hermio

Sono state 15 ore e 54 minuti di una magistrale interpretazione di due donne fantastiche: una è la scrittrice e l'altra è la narratrice (Iaia Forte). Il merito della scrittrice è noto a tutti, ma voglio fare un plauso particolare alla narratrice, che è stata spettacolare. Raramente nei film italiani si trovano attori in grado di recitare in questo modo, e lei ha recitato tutte le parti. Non è stata una semplice lettura, ma un’interpretazione. A ogni personaggio ha dato la giusta intonazione, anche nei dialetti, e il giusto carattere. Ha interpretato la storia nel miglior modo possibile, tanto che consiglio a tutti di ascoltarlo invece di leggerlo.

Che dire della trama? È il secondo libro che leggo di questa scrittrice e mi aspettavo che mi piacesse più del primo ("Menzogna e sortilegio"), invece non è riuscito a superarlo, per quanto mi riguarda. L’altro l’avevo trovato eccezionale: una storia torbida, realistica e coinvolgente, con quattro personaggi intrecciati in modo originale e professionale. Anche in questa storia i personaggi sono pochi e l’ambiente è circoscritto, proprio come dice il titolo, a un’isola, quella di Procida. Tuttavia, ho trovato le relazioni non tanto spettacolari quanto quelle dell’altro libro. Mi piace comunque che i personaggi siano pochi e che si riesca a scavare nelle loro vite così a fondo da renderli vivi. È difficile credere che siano personaggi e non persone. Anche se non è stato eccellente come mi aspettavo, il livello di scrittura è notevole. Comunque, non c’è bisogno che sia io a fare i complimenti a questa rinomata scrittrice.

Mi ero stupita del Premio Strega e, dato che è il secondo libro che leggo che ha vinto tale premio, cerco sempre di capire perché viene vinto. Credo, in questo caso, che sia a causa dei riferimenti alla guerra mondiale che si trovano proprio alla fine. Alla fine, infatti, non ho apprezzato così tanto la trama. È sempre stata la storia di Arturo, scritta in prima persona: tutti i suoi pensieri, i suoi sogni, i suoi problemi, come interagisce con gli altri personaggi. Poi, alla fine, questa parentesi della scoperta dell’inizio della seconda guerra mondiale e della necessità di Arturo di parteciparvi mi ha lasciato con l’amaro in bocca. Perché questa improvvisa presa di posizione? Ci sono idee e riferimenti alla realtà che, a causa della mia ignoranza, non sono neanche riuscita a capire fino in fondo, ma che mi hanno sminuito il libro. Fino a quasi le ultime pagine, la storia sussisteva senza nessun riferimento tranne che alla fantasia della scrittrice, e poi tutta questa realtà buttata lì quando non ne avevamo bisogno.

Inoltre, non mi piace proprio l’idea che il protagonista se ne vada a fare la guerra, né che se ne vada dall’isola. Non mi sarebbe piaciuto neanche se se ne fosse andato di punto in bianco senza il pretesto della guerra. Mi piace l’idea che abbia sempre vissuto sull’isola e che la adori, ma avrei preferito un finale diverso, in cui decidesse di rimanere per sempre su quell’isola e fosse in grado di contrastare quel padre orribile che si è ritrovato. La figura del padre di Arturo è pessima, ma costruita in modo magistrale, anche con il colpo di scena di chi è veramente. Avrei voluto che Arturo avesse preso la sua matrigna (di soli due anni più grande di lui) e avesse scacciato per sempre il padre da quella casa in cui vivevano, un padre che in fondo se ne è sempre fregato di tutti e tutto. Certo, avrebbero vissuto male, non è un classico happy ending, ma questo finale lo preferisco a quello della scrittrice che invece non mi è piaciuto in nessuna delle sue parti. Dato che reputo il finale la parte più importante, non posso dare il massimo del punteggio a questo libro come mi aspettavo di fare.

Ho adorato le descrizioni del posto: un’isola che non ho mai visto e che a mio avviso poteva essere anche un’isola non esistente, indefinita.

Voglio entrare nella casa di Arturo, è spettacolare. La scrittrice ha creato una casa che è un mondo a parte sia nella storia che nella descrizione, anche con il giardino interno in cui Arturo ha seppellito il suo cane, come avrei fatto io. Rimango basita. Ed è per questo che, consapevole delle capacità della scrittrice che avevo già intuito nell’altro libro, mi sono infastidita nel trovare un finale così politicamente corretto. Secondo me, questo le ha permesso di vincere il premio che forse tanto agognava, ma che si sarebbe meritata con il libro precedente.

Concludo con un paio di citazioni:

"L’agonia di una donna nella sua stanzetta è una cosa tanto povera che non può ombrare il grande universo."

"Tutti quanti si occupavano di cose semplici naturali. Solo io andavo seguendo dei misteri terribili e straordinari che forse nemmeno esistevano e che inoltre non desideravo più di sapere."

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