Review: La morte della Pizia

La morte della Pizia La morte della Pizia by Friedrich Dürrenmatt
My rating: 2 of 5 stars

Per pochi ma non per me 

hermio


Questo è il terzo libro che ho letto di questo autore. Gli altri due, "Il Minotauro" e "La Panne", mi hanno affascinato e li ho adorati. Tuttavia, non mi sono trovata a mio agio con questo libro. Ancora una volta, il genio dell'autore emerge, dimostrando una profonda conoscenza della mitologia, al punto da poterla utilizzare per creare una storia del genere. Non avevo idea di chi fosse la "Pizia" nel contesto del libro e mi aspettavo una storia completamente diversa. Invece, mi sono ritrovata nell'antichità, scoprendo che la "Pizia" era in realtà una sacerdotessa dell'oracolo di Delfi che forniva previsioni future agli avventori. Questa "Pizia" lavorava spesso con un veggente di Tebe, un certo Tiresia, che faceva le sue profezie con un obiettivo politico. Gli veniva chiesto di emettere una profezia in modo che coloro che erano al potere e lo pagavano ne beneficiassero. La "Pizia", invece, si divertiva ad inventare di sana pianta gli oracoli che venivano però molto apprezzati, arricchendo così il sacerdote che gestiva il tempio di Apollo in cui lavorava.

Inizialmente, mi era molto piaciuto il tono moderno con cui veniva affrontato un tema antico come il lavoro della Pizia. La protagonista, Pannychis, gestisce i suoi pensieri e le sue azioni in un modo che non si trova nei testi antichi dedicati a questi argomenti. La trama del libro è accattivante grazie a questo contrasto tra il pensiero moderno e i personaggi antichi - un'idea geniale. Solo chi conosce profondamente la materia può permettersi di fare un gioco del genere. Questa è stata una piacevole sorpresa che ha rafforzato la mia convinzione che Dürrenmatt sia un grande artista.

Qual è stato il mio problema con questo libro? Non conosco la mitologia e più volte ho dovuto interrompere la lettura per capire ciò che stava succedendo. I personaggi sono tanti, alcuni noti come Edipo e altri meno famosi, anche se tutti legati a lui. Ho dovuto creare uno schema per ricordare i nomi e le relazioni tra i personaggi. Senza una conoscenza base della mitologia o una ricerca approfondita, sarebbe stato impossibile leggere il libro. Inoltre, alcune parti mi sono sembrate confuse, anche se riconosco la genialità dell'opera in contrasto con la mia ignoranza.

Il titolo si riferisce alla sacerdotessa che avverte l'arrivo della morte e inizia a dialogare con ombre che potrebbero essere solo sue visioni. Queste visioni la portano a immaginare un possibile sviluppo alternativo del mito di Edipo. Questa parte è sia originale che ingegnosa, perché mette in scena anche la sfinge, aurighe e militari con segreti indecenti, ricchi despoti, e la peste. Ho riscontrato non poche difficoltà nella lettura a causa della conoscenza di base richiesta per leggere questo libro che io non ho. Non si tratta di un libro qualunque, ma richiede una certa familiarità con la mitologia.

Effettivamente, questo libro ha ampliato le mie conoscenze. Tuttavia, senza fare schemi, indagare o approfondire la conoscenza della storia di Edipo, non avrei capito nulla. Per me, questa è una limitazione del libro. Quando leggo un libro, mi piace comprenderlo completamente solo attraverso la lettura stessa, senza riscontrare carenze che mi impediscono di apprezzare pienamente ciò che sto leggendo.

In conclusione, una storia originale e brillante ma di non facile lettura, che ti spinge ad ampliare le tue conoscenze fino anche a metterti in difficoltà a causa di uno stile di scrittura che ho trovato spesso un po' troppo complesso.


Citazioni

Quelle rupi, quei boschi, quel mare... tutto era solo impostura, un suo sogno, e un giorno, passato il sogno, ogni cosa sarebbe finita, Pannychis sapeva benissimo che tutto era inventato di sana pianta, a cominciare da lei, la Pizia, che veniva spacciata per la sacerdotessa di Apollo pur essendo soltanto un'imbrogliona che improvvisava gli oracoli a casaccio secondo l'umore del momento.
Pagina 18

…invero gli dei mi avevano fatto dono del privilegio più grande che mente umana possa concepire, la sublime libertà di odiare quelli che ci hanno messo al mondo, i genitori, e poi gli antenati, che a loro volta hanno generato i genitori e, ancora più in su, gli dei che hanno generato gli antenati e i genitori, e se adesso, cieco e mendico, vado errando ramingo per la Grecia, non è certo per magnificare la potenza degli dei, bensì per dileggiarla.
(Edipo)
Pagina 36 

La verità resiste in quanto tale soltanto se non la si tormenta.
Pagina 64   

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