Review: La panne. Una storia ancora possibile

La panne. Una storia ancora possibile La panne. Una storia ancora possibile by Friedrich Dürrenmatt
My rating: 4 of 5 stars

Questo è il secondo libro che leggo di questo autore e, come il primo, mi ha piacevolmente sorpreso. È affascinante quando un libro ti prende alla sprovvista. Inizialmente, ero un po' delusa perché l'autore esprime l'idea che è difficile trovare un vero scrittore. Secondo lui, è raro trovare storie in cui l'autore non mette in mostra se stesso (notiamo che stiamo parlando del 1956). Tuttavia, subito dopo, l'autore inizia la sua storia, quasi a dimostrare la sua capacità di raccontare senza autocelebrarsi.

Il titolo mi aveva inizialmente confusa perché non riuscivo a capire il suo significato. Tuttavia, è diventato chiaro subito dopo: "panne" fa riferimento a quando la macchina va in panne, un'espressione che abbiamo sempre usato.

Alfredo, un rappresentante di prodotti tessili, tornando a casa, si ritrova con la macchina in panne vicino a una piccola città. Invece di prendere il treno per tornare a casa, decide di pernottare. Non trovando posto in albergo, si rivolge a una villa, abitata da un anziano che lo ospita. L'anziano gli dice che aspetta degli amici, altrettanto anziani, e invita Alfredo a trascorrere la serata con loro.

Immediatamente, la situazione diventa curiosa sia per Alfredo che per il lettore, quando l'anziano spiega ad Alfredo che lui e i suoi amici si riuniscono non solo per mangiare, ma anche per giocare una specie di gioco di ruolo. In questo gioco, ciascuno di loro interpreta il ruolo che svolgeva nella società.

Il padrone di casa era un giudice, un altro era un pubblico ministero, un altro era un avvocato difensore, e c'è anche un ex boia. Questi quattro vecchietti partecipano al processo, impersonando di volta in volta anche persone famose. Questa volta, coinvolgono Alfredo nel gioco, convincendolo che tutti sono colpevoli e che basta trovare un reato che hanno commesso.

Ma non si tratta solo di questo. Nel frattempo, mangiano molto, e la descrizione della cena e del loro pasto è quasi nauseante per quanto si abbuffano! L'unica presenza femminile è una donna che serve loro il cibo. La trama diventa sempre più coinvolgente man mano che si sviluppa.

È già intrigante fino a questo punto perché nessuno si aspetterebbe mai una compagnia del genere, ma al tempo stesso è molto credibile, potrebbe succedere anche nella realtà. Ci identifichiamo con il protagonista che si sente un po' intimidito quando viene coinvolto nel gioco e non riesce a comprendere le reali intenzioni di questi quattro individui. Nonostante ciò, come lui continua a giocare, noi continuiamo a leggere e viceversa.

L'avvocato e il difensore riescono infine a far emergere da Alfredo una verità a cui lui non aveva pensato: una colpa che aveva commesso durante la sua vita, che aveva messo da parte senza attribuirle il giusto peso. Man mano che ne prende consapevolezza, Alfredo si sente orgoglioso di essere colpevole come se ciò lo rendesse diverso dagli altri e quindi una sorta di eroe. Il fatto di aver commesso un tale crimine lo appaga e l'idea di poter essere condannato lo manda in visibilio, tanto che lui stesso tifa contro se stesso, a dispetto di ciò che vorrebbe l'avvocato difensore. Alfredo si risveglia, forse da un torpore mentale, forse rendendosi conto di chi è veramente.

La cena termina molto tardi e tutti vanno a letto. È in questo momento che ci si aspetta un colpo di scena, ed ecco che arriva. Mi aspettavo qualcos’altro, ma lo scrittore ha abilmente scelto la svolta più appropriata, rendendo la storia sempre più credibile. Alfredo, sopraffatto dal senso di colpa dopo l'entusiasmo, si impicca, diventando il suo stesso boia. Confesso che avevo immaginato qualcosa di più macabro, che i quattro anziani avessero intenzione di giustiziare Alfredo con un colpo di pistola, rendendo la storia un po' più horror e quindi più commerciale.

Mi ero immaginata il giardino dell'anziano che ospita pieno dei cadaveri di tutti coloro che avevano subito un processo. Tuttavia, lo scrittore mi ha surclassato con una scelta sorprendente, non un colpo di scena assurdo, ma uno che rimane nella realtà e dà un senso a tutto. Alfredo, dopo la cena e ritrovandosi solo, si confronta per la prima volta con la sua colpa, la metabolizza ma non riesce a digerirla. Questo è anche un messaggio: non solo tendiamo a non riflettere sulle nostre azioni, ma se dovessimo affrontare realmente le conseguenze di ogni nostra scelta, saremmo sconvolti.

Questo racconto è breve ma della lunghezza giusta, coinvolgente e suscita una morbosa curiosità per questa cena. L'idea di questi pensionati che si mettono a giocare a quello che facevano in passato è eccezionale. Inoltre l'incipit è appropriato, perché mostra come si possono ancora creare storie accattivanti combinando fantasia, creatività e temi attuali. Un racconto magistrale.

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