Review: Hunger Games

Hunger Games Hunger Games by Suzanne Collins
My rating: 2 of 5 stars

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Molto infantile, ripetitivo e scritto in modo semplice. Tutto al presente con idee innovative ma strampalate, troppo esagerate e arzigogolate tanto che il fantasy spesso finisce nell'assurdo. La storia del passato è solo accennata, il motivo degli Hunger Games è troppo banale e non si riesce a credere come possa sussistere. Possibile che ci sia una tale organizzazione da tenere sotto controllo tutta la gente e obbligarla a fare queste cose? Esagerazione totale. Eppure l'idea di base funziona. Difficile credere che la scrittrice avesse più di quarant'anni quando li ha ideati, sembrerebbero più libri scritti da un ventenne.

Ci sono continue e grandi descrizioni di cibi che vengono contrapposti a quello che, Katniss e Peeta mangiavano al distretto 12, prima di arrivare a Capitol City. È un continuo parlare di cibo, di sapori e della difficoltà di procurarsi il cibo al distretto paragonata alla facilità della città. I preparativi per i giochi sono scarsi, che dovrebbero fare?

Iniziati i giochi si sente che la trama comincia a vacillare, buona l'idea di questa specie di reality anche se più che un reality sembra un gioco macabro dato che nei reality veri e propri non si rischia nulla. Come nella trama si ha paura che gli spettatori degli Hunger Games si annoino, anche il lettore rischia di annoiarsi perché si chiede: e ora? Niente.

La trama è sempre prevedibile, superata la novità della grande idea di questi giochi ogni mossa è facilmente prevedibile perché è tutto molto semplice, non c'è altro. Inoltre la scrittura è molto semplicistica, viene da chiedersi se sia una scelta editoriale. Pubblicare un libro scritto così semplice per accaparrarsi più lettori? Non solo la trama è facile ma anche il modo di scrivere è alla portata di tutti, anche lettori molto giovani che non hanno mai letto niente. Lo stile rende tutto meno macabro, il tema potrebbe essere cruento ma scritto così perde di crudeltà e soprattutto non è mai possibile la credibilità. Costruire un ambaradan del genere sarebbe molto dispendioso, chi ci riuscirebbe?

Il fatto che una gara di sopravvivenza sia raccontata in prima persona significa già di per sé che chi narra vincerà, ovvero la protagonista, anche se non ne avevamo dubbi. Durante la gara Katniss fa amicizia con una ragazzina, Rue, e dato che a sopravvivere sarà uno solo già è chiaro che quella ragazzina morirà in un altro modo e non sarà certo la protagonista buona ed eroica a doverla sistemare. Che dire poi di Peeta, il compagno di distretto che eventualmente avrebbe dovuto fare fuori? Ma anche quello viene risolto, non c'è spazio per i drammi veri ma solo per quelli finti, la protagonista non dovrà neanche occuparsi di lui perché c'è una nuova regola: possono vincere quest'anno entrambi i concorrenti di un distretto. Tutto viene svolto nel modo più comodo affinché non si debba scrivere niente di complicato e troppo disastroso, i sentimenti sono tutti falsi, approntati e di facile lettura.

Per quanto si chiamino Hunger Games ovvero i giochi della fame, credo che la parte relativa alla selvaggina, procurarsela, cacciare e uccidere questo e quell'altro animale sia eccessiva e insopportabile non solo perché adoro gli animali ed è quindi intollerabile ma è inoltre ripetitivo, non c'è niente nella vita della protagonista tranne che la caccia e anche gli stessi giochi a cui partecipa rappresentano solo la prosecuzione di quello che già faceva.

Quando arrivano quella specie di lupi mannari zombie che loro chiamano ibridi, costruiti usato i corpi dei ragazzi morti è stata l’apoteosi del ridicolo, un'idea infantile e assurda. Già non ha senso che gli organizzatori riescano a cambiare il tempo meteorologico in un ambiente tanto vasto e poi eccoli che creano, in così poco tempo, usando i corpi degli altri partecipanti, una specie di mostro di Frankenstein geneticamente modificato. Tutto solo perché la situazione era caduta in stallo: deus ex machina? Qualsiasi decisione viene presa è prevedibile pagine prima: ora i tributi dello stesso distretto possono vincere entrambi poi non è più vero poi è vero di nuovo. Tutto scontato. E questa gente di Capitol City più che essere ricca sembra una divinità, riescono a fare tutto ed è per questo che niente è credibile. È una favola assurda e spesso noiosa.

A parte l'idea iniziale di base originale di questi giochi il resto lascia a desiderare, c'è stata un'idea ma è stata sviluppata senza un estro artistico, non in modo geniale. Mi viene da pensare che più che l'idea di una donna sia stata l'idea degli editori, la necessità di creare qualcosa affibbiandolo a qualcuno, l'opposto del ghostwriter, avere un'idea e cercare una persona con cui presentarla. Non lo sapremo mai o forse è stata proprio lei ad avere questa idea ma il tutto ha troppo il sapore di una mossa di marketing che a conti fatti è riuscita perfettamente. Si capisce anche dal finale aperto, frutto di una decisione editoriale, non completare per lasciare la possibilità di vendere altri libri. Che il progetto sia riuscito lo vedo anche dal libro che ho preso in biblioteca, sbrindellato, di quelli letti e straletti da parecchia gente proprio come è successo con le "Sfumature". Non mi resta che leggere il secondo anche se temo che sarà peggiore ma a quanto pare lo penserò solo io dato che ce ne sono altri due oltre ad uno uscito nel 2020 come spin-off e già si sa che ne uscirà un altro, ovviamente tutto già in versione cinematografica fatta o da fare, insomma se non è questa una mossa di marketing, addirittura sono riusciti a riesumare quello che era stato fatto dal 2008, altro che letteratura questa è economia.

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