Review: Obbligoverità

Obbligoverità Obbligoverità by Massimo Marcelli Flori
My rating: 2 of 5 stars

hermio

Il libro inizia molto male con un contadino che va a prendere un piccione per farsi il sugo. Ok, sono i nonni contadini di Maurizio, però avrei preferito non leggerlo.

Maurizio ha una famiglia perfetta e una trattoria perfetta, e leggere ogni cosa di lui è una noia infinita. Questa è la parte in terza persona, poi dal capitolo successivo si alternano capitoli in prima persona.

Alberto sta vivendo un lutto e dovrebbe essere depresso, ma la descrizione dei suoi stati d’animo non trasmette tristezza. Non c’è niente di vero e passionale, lo scrittore non si immedesima nel suo personaggio, tanto che restiamo indifferenti alla sua sorte, anzi.

Poi si passa a Elena, la donna gay. Non ho mai visto niente di più impersonale, scontato e composto da un cliché dopo l’altro. Anche da questo personaggio lo scrittore prende le distanze, è un altro stereotipo, prima il vedovo poi la lesbica.

Per finire c’è Francesco, l’adolescente che parla in un modo ridicolo e poco credibile. C’è troppa forzatura nel volerlo far sembrare strafottente, risulta innaturale e esagerato in tutto quello che fa. Anche lui è uno stereotipo: l’adolescente convinto di non essere capito da nessuno e che ha tutto il mondo contro.

I discorsi in prima persona sono tutti molto simili, anche se cercano di essere diversi. Anche lo stile è sempre lo stesso, non c’è una reale differenziazione tra le personalità. Si vuole descrivere la loro vita fatta di preconcetti e sentito dire, ma realmente hanno tutti la stessa cadenza. Sono troppo uguali per essere effettivamente diversi.

Mi è piaciuto però l’intreccio che li riunisce alla trattoria di Maurizio e che li porta a ritrovarsi in un determinato luogo, dove riprende momentaneamente la terza persona per poi alternarsi di nuovo con i punti di vista in prima persona dei tre personaggi.

Ciò però crea delle ripetizioni infinite, perché la stessa situazione è vista e rivista più volte dai vari punti di vista, cosicché uno sa già cosa andrà a leggere. Secondo me, il libro avrebbe avuto una struttura più lineare, non ripetitiva e quindi più fluida, se fosse stato tutto in terza persona, esaminando i vari personaggi uno alla volta come si è fatto, ma mai facendoli parlare in prima persona, ciò avrebbe evitato le ripetizioni. Quando si leggono le varie scene che li vedono tutti e tre coinvolti, prima in terza e poi tre volte in prima è troppo.

Altra cosa è la prevedibilità della trama. Dalla disposizione dei personaggi si capisce subito quale sarà il proseguo del libro, anche grazie al titolo e alla copertina.

La trama è interessante e originale, nonostante i personaggi siano stereotipati. Tuttavia, è tutto posto in modo che non abbiamo nessuna sorpresa. Capiamo subito cosa andrà a succedere: si ritroveranno tutti alla trattoria e giocheranno al famoso gioco "Obbligo o Verità" con la bottiglia.

Purtroppo, dopo questo gioco le cose non si sviluppano in modo originale. Anzi, c’è il classico lieto fine con baci, abbracci e strette di mano, come se fosse un film americano in cui tutti si dicono che andrà tutto bene. Il tutto viene appesantito da una tragedia finale che serve a riunirli.

Avevo riposto molte speranze nella storia del vedovo, quella avrebbe potuto creare scene interessanti che invece sono state sostituite dalla banalità di quello che potrebbe succedere nella realtà. Credo che uno scrittore debba esagerare un po’, uscire dagli schemi di quello che si potrebbe ritrovare nella sua realtà e far compiere ai propri personaggi qualche gesto scellerato per impressionare il lettore e sfogare la propria fantasia. Tutte cose che in questo libro non sono successe, ma sarebbero potute succedere. L’inizio era interessante e prometteva bene, solo che poi non si è avuto il coraggio di osare. Inoltre, ho sentito la mancanza di passione e di personalità. Non si è voluto mettere niente di se stessi nella costruzione di personaggi che, oltre ad essere stereotipi, sono rimasti solo delle pedine.

Alla fine, nei ringraziamenti mancano quelli per il lettore. Ci tengo sempre, ma non tutti gli scrittori si ricordano che senza i lettori non potrebbero pubblicare proprio niente.

C’è stata anche l’autocelebrazione un po’ troppo esagerata quando ad un certo punto, Maurizio consiglia a un altro personaggio di leggere uno degli altri libri che ha scritto l’autore. Neanche Stephen King arriva a tanto, lui che spesso nomina i suoi libri nelle sue trame ma mai così, per farsi i complimenti.

Peccato anche per il titolo, vederlo scritto tutto attaccato. Ho visto che già esiste un libro con il titolo "Obbligo o Verità", però mi sono informata che due libri possono avere lo stesso titolo. Credo che questa decisione di scriverlo tutto attaccato lo sminuisca. La bottiglia è un po’ troppo sfocata, tanto che all’inizio mi sembrava un jack.

Nonostante tutto, la lettura è stata scorrevole e accattivante, però avrei optato per un finale un po’ più di impatto, perché le possibilità c’erano.

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