Review: Il canto della rivolta

Il canto della rivolta Il canto della rivolta by Suzanne Collins
My rating: 1 of 5 stars

Finalmente è finita!

hermio

Il libro inizia subito con un po' di assurdità, perché quelli del Distretto 13 dovrebbero avere la necessità di riprodursi per fare una vita così orribile? Bah. Finalmente viene fuori la storia del Distretto 13, la parte più interessante di tutta la storia, o meglio, finché non è stata rivelata: quelli lì hanno sempre vissuto sotto terra, ok ci siamo. Però già che dicono hanno bisogno di ribelli perché così si riproducono perché sono diventati sterili, questo fa ridere, fa veramente ridere oltre che schifo. Allora c'è tutta questa massa di gente che deve vivere nel sottosuolo e non si capisce neanche perché fuori non ci sono quelli di Capitol City, e questi si vogliono riprodurre? La cosa più giusta da fare sarebbe chiedersi: "Ma come cazzo fai a vivere così?" Poi il regime è simile a Capitol City, praticamente viene fuori che il Distretto 13 è uguale a Capitol City, tanto che il Distretto 13 si è messo d'accordo addirittura con Capitol City, così che uno è la fotocopia dell'altro. Le novità che ci aspettavamo da questo terzo libro, che magari poteva dare un senso a tutto quanto, non si sono viste, anzi, la trama è più infantile di tutti gli altri messi insieme. E tutto questo viene detto nelle prime pagine, figuriamoci in tutte le altre.

Il problema di questo libro è la scrittura: è noiosa, didascalica, è sempre solo una sequenza di scene raccontate in modo freddo, anche se in prima persona, che si susseguono senza una tonalità. Anche le scene più cruente, che dovrebbero essere più ricche di passioni e sentimenti, risultano tutte dello stesso colore. È noioso, non c'è altra parola per dirlo, è una lettura monotona. La storia è un conto, ma bisogna anche saperla raccontare.

Per giunta, anche i personaggi sono piatti, uno più dell'altro sin dall'inizio. Anche la protagonista non diventa mai simpatica e, anche se dovesse fare una finaccia, non ce ne importerebbe niente. Per non parlare poi della sorella Prim che è antipaticissima, non si sopporta, è l'emblema della purezza e della bravura: fa tutto bene, è tutta brava, tutto per merito suo e tutto a cuasa sua. Infatti, se non fosse stata sorteggiata, niente sarebbe successo! Non si sopporta!

È incredibile! Si vede che non ha proprio niente da scrivere: di nuovo scene di caccia! Erano andati a finire in una comunità sotterranea nel Distretto 13 e tu dici "magari questa volta non cacciano", no: Katniss ha la necessità di andare in superficie per andare a cacciare! Altre scene in cui lei e Gale uccidono animali e li scuoiano… Ma che palle! Sempre questa! Inoltre, come se non bastassero le ripetizioni fino alla fine della sopportazione, ecco altre scene di banchetti, di quello che si mangia, di quello che c'è, di quello che succede a tavola… Sono sempre le solite cose. E ovviamente anche tutta la preparazione di Katniss, quelli che la preparano, la lavano, i peli, i capelli… È veramente palloso. L'abbiamo letto in tutti e tre i libri, sempre la solita solfa che poi lascia il tempo che trova.

Il problema di questo libro resta lo stesso: ci sono troppe assurdità tutte insieme. Per esempio, quando uno guarda Star Wars, anche se la fantasia è predominante riesce ad accettarlo, vanno da pianeta a pianeta, va bene. Ma qui è un'esagerazione dopo l'altra che non ce la si fa a dire "va bene", fa ridere!

Già le storie di guerra sono pesanti e questo libro è peggio di gran lunga gli altri due. Ormai non c'è più niente di originale, l'idea iniziale è stata usata in tutti i modi e non si fa altro che rimanere ancorati a quell'unica idea iniziale che aveva senso: una società che obbligava a fare questi giochi. Ma poi non si è saputo costruire niente di interessante intorno a questa, che rimane solo uno stendardo senza niente di cui essere la voce. Ci sono gli Hunger Games, ma intorno c'è il caos della mancanza di creatività concreta. È come successe con Maze Runner: lì si era creato questo labirinto sempre con questi ragazzi messi lì dentro, ma di nuovo intorno non c'era niente di veramente originale o interessante, ma sempre le solite storie che alla fine non appassionano e si confondono le une con le altre. Basti pensare anche a Divergent: è tutta una serie di storie in cui c'è un'idea e intorno però non c'è niente. Ciò significa che si è avuta solo quell'illuminazione ma non si è riusciti a portarla avanti in maniera professionale. Ma forse è solo un problema mio, dato che sono tutte e tre delle saghe di successo.

È quasi patetica l'idea che questi ribelli si mettano a fare una guerra con i video. Cioè, questi per fare una guerra si mettono a fare i video? Poi fanno sempre queste riunioni: cosa facciamo? Un video. Poi cosa facciamo? Tanti video.

Qui non si è riusciti a rendere la guerra credibile, però la noia c'è tutta. Leggere questo libro è estenuante, però sono andata avanti per capire perché è tanto famoso (non l’ho ancora capito). Le scene continuano ad avere sempre la stessa tonalità: Katniss è l'eroina gentile, vuole fare la guerra ma senza sparare a nessuno, già è tanto che dice che si vuole vendicare di Snow. Poi vogliono fare la guerra ma con gli ologrammi: tra video e ologrammi non si sa che cosa è più ridicolo, e entrambe le cose denotano il fatto che questo libro non sa dove andare. Katniss è un personaggio sempre indeciso, non sa cosa fare, non sa chi amare, non sa niente perché non è niente, non è stata costruita per bene tanto che non ce ne frega niente di quello che fa. Quello che forse la scrittrice non voleva fare, ovvero costruire l'amore tra lei e Peeta, è quello che invece le è venuto meglio, perché invece l'amore tra Gale e Katniss è patetico e per niente credibile, nonché stucchevole dalla prima pagina.

Ecco pagine e pagine di una guerra scritta male, in modo sempre più patetico, in cui non succede niente — camminano, si fermano, mangiano, parlano — le azioni sono sempre le stesse e poco credibili, anzi mai.

Infine si arriva al dunque, ma un'esplosione mette Katniss fuori gioco e quando si risveglia, magicamente in due parole si dice quello che è successo. Dunque invece di descriverlo mentre succede, ecco che ce lo spiattella già fatto in poche righe. Questo è il problema dell'aver scelto di parlare in prima persona, però avrebbe potuto risolverlo meglio: più di 300 pagine a imbastire questa guerra e poi non la descrivi. Boh… Ma non ci stupiamo.

Prim poi raggiunge il suo grado massimo di insopportabilità quando diventa addirittura una martire e non solo una grande dottoressa in due secondi! La scena della sua morte descritta malissimo, non si capisce quasi che lei era lì!

Fino alla fine il libro ha mantenuto una certa dose di fattore soporifero. Dopo tre libri mi aspettavo un finale un po' più ricercato, invece è stato un continuo scendere, non c'è stata nessuna escalation. Io non dico che doveva essere esplosivo ma almeno soddisfacente, invece niente. Inoltre è stato come sempre prevedibile: l'avevamo capito tutti che quella freccia finale di Katniss sarebbe andata dove è andata. Poi un processo senza l'accusato? Boh.

Ovviamente eccolo, c'è il finale "e vissero tutti felici e contenti" e per fortuna che ha scelto il giusto principe azzurro, ma si era capito da un pezzo. Per fortuna che la scrittrice non ha seguito la sua idea iniziale di Gale, si è resa conto che la storia d'amore migliore (seppur banale) era stata quella che non aveva voluto scrivere. È proprio questo il problema di tutta questa saga: la troppa macchinazione, non c'è niente di lasciato al caso e dunque credibile. Si è voluto strafare con le cose inventate, le cose impossibili e improbabili che non erano fantascienza, non erano fantasy, ma erano delle pure balle, troppe, ce ne sono state troppe. Anche l'epilogo fa ridere: rimaniamo nello stile di Harry Potter che conclude la saga rovinandosi con un finale smielato incentrato sui figli dei protagonisti. Se J.K. Rowling aveva scelto gli accoppiamenti sbagliati, se non altro Suzanne Collins è riuscita per un pelo almeno nel creare l'unica coppia decente. Nonostante tutto, sempre con questa voglia di creare la seconda generazione, come per dire che nonostante tutto si ritorna alla normalità, è ridicolo. Per un momento sembrava quasi che volessero iniziare di nuovo a fare gli Hunger Games ma per fortuna che non ha seguito quell'idea perché altrimenti le risate sarebbero state tante.

Proprio come il libro finisce con i ringraziamenti, anche io concludo qui ma prima mi ritrovo a constatare che questa scrittrice si è dimenticata dei lettori. Ha ringraziato tutti tranne quelli che l'hanno portata al successo, ovvero tutti quelli che si sono comprati i suoi libri. Non io, perché me li sono letti un decennio dopo, anzi più di un decennio, e prendendoli in biblioteca, però c'è gente che li ha comprati, li ha letti e l'ha fatta andare al successo. E poi non capisco perché devono ringraziare i singoli componenti della famiglia che non hanno fatto niente per la stesura del libro. Posso capire che ringrazia gli editori e tutta la squadra che ha lavorato per lei, può ringraziare il marito che ha letto e le ha fatto le domande, ok, ma perché devi ringraziare gli zii, i nipoti, i figli… Tutta gente che non c'entra niente, ma che ringraziamento è? Mica stai a fare il ringraziamento della tua vita? E ringrazia i lettori che ti hanno fatto un favore! Io ancora non ho capito perché questo libro è diventato famoso! Proprio come il secondo libro era stato migliorato dal secondo film, spero che anche il terzo libro sia notevolmente migliorato nel terzo film, ma ho i miei dubbi: l'hanno frazionato in ben due film e già si vede che il marketing ha fatto di tutto per guadagnarci al massimo! Ma in fondo è sempre stato solo quello, un fenomeno di marketing e mai di letteratura, in puro stile Capitol City.

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